Roma. L’apertura delle frontiere italiane ai cittadini europei salva anche i raccolti, dando la possibilità di entrare temporaneamente nel Paese a circa 150.000 lavoratori stagionali comunitari provenienti soprattutto da Romania, Polonia e Bulgaria: lo rileva la Coldiretti in una nota, a proposito della possibile riapertura delle frontiere dal 3 giugno senza obbligo di quarantena per i cittadini europei.
Per garantire la sicurezza – osserva la Coldiretti – si attende ora che venga siglato il protocollo anti-contagio per il settore agricolo con i ministri competenti e l’assistenza dell’Inail”. “Le nostre imprese agricole si stanno già impegnando per organizzare il trasferimenti dei lavoratori europei dai Paesi di origine in Italia”, osserva il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini.
“Viene dall’Unione Europea – prosegue – poco meno della metà dei lavoratori stagionali occupati in agricoltura”, che “nel tempo hanno costruito rapporti fiduciari con le imprese”. Secondo le stime della Coldiretti oltre un quarto dei prodotti dell’agricoltura italiana viene raccolto da mani straniere, con 370.000 lavoratori regolari che arrivano ogni anno dall’estero, fornendo il 27% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore.
Tra questi, il gruppo più numeroso proviene dalla Romania, con 107.591 occupati, e poi da Polonia (13.134) e Bulgaria (11.261). Sono numeri che, per la Coldiretti, “consentirebbero di colmare il gap attuale”, dopo la proroga fino al 31 dicembre dei permessi di soggiorno per lavoro stagionale in scadenza e dopo che, secondo il decreto Cura Italia, le attività prestate dai parenti e affini fino al sesto grado non costituiscono rapporto di lavoro né subordinato né autonomo, a condizione che la prestazione sia resa a titolo gratuito.