L’Aquila. In questi mesi di pandemia i fatturati delle aziende abruzzesi si sono ridotti drasticamente, sia per quanto riguarda il calo generale della domanda interna che per il crollo delle esportazioni. Secondo un recente studio effettuato dalla Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della piccola e Media Impresa – CNA Abruzzo, nel periodo gennaio – settembre l’export complessivo è passato da 6 miliardi e 478 milioni del 2019, ai 5 miliardi e 752 milioni nel 2020, con una flessione di 726 milioni di euro. A pesare maggiormente nella bilancia delle esportazioni è stato il crollo della produzione dei mezzi di trasporto, da sempre fiore all’occhiello dell’export abruzzese, che ha subito una caduta di 654 milioni, con una decrescita del 19%.
In controtendenza invece il settore farmaceutico, che straordinariamente registra un incremento di 229 milioni, vale a dire il 107,8% in più rispetto allo scorso anno, ben 14 volte superiore a quello italiano che totalizza il 7,6%. Gli Stati Uniti rappresentano il principale mercato estero dei prodotti farmaceutici aquilani, assorbendo complessivamente 228 milioni di euro. Tale risultato consegna al territorio aquilano, dove hanno sede gli stabilimenti più importanti, il primato assoluto in Abruzzo. Il segno positivo tocca anche il settore delle apparecchiature elettroniche, cresciuto di 36 milioni (+24,2%) e quello dell’alimentare (+19 milioni).
Quanto ai territori, se la farmaceutica ha permesso all’Aquilano di diventare la sola provincia con valori positivi (+244 milioni), la caduta speculare dei trasporti spinge il Chietino all’ultimo posto (-753 milioni), con note negative anche per plastica e gomma (-88 milioni) e macchinari (-48). Anche il Teramano presenta un quadro in evidente affanno (-215 milioni, ben 81 dei quali provocati dai problemi dell’abbigliamento), mentre il Pescarese resta più o meno in linea con gli altri anni, con perdite contenute pari a 2 milioni di euro.