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Chiesto il processo per il 22enne che causò la morte di Salvatore Calderone

Redazione Cronaca di Redazione Cronaca
24 Giugno 2022
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Chieti. “Nulla e nessuno potranno riportarlo indietro, ma ai familiari di Salvatore Calderone resta quanto meno la consolazione della piena conferma che il loro caro non ha avuto colpa alcuna nel tragico incidente di cui è rimasto vittima, a soli 64 anni, e che l’esclusivo responsabile ora dovrà risponderne davanti alla giustizia”.

A scriverlo in una nota è Nicola de Rossi, Responsabile Marketing e Ufficio Stampa di Valore Spa, “a conclusione della indagini preliminari sul terribile scontro frontale successo il 6 febbraio 2021 lungo la Statale 652 Fondovalle, nel territorio comunale di Archi, in provincia di Chieti, il Pubblico Ministero della Procura di Lanciano titolare del relativo procedimento penale, la dott.ssa Mirvana Di Serio, ha chiesto il rinvio a giudizio per il reato di omicidio stradale, con l’aggravante di aver recato ferite anche ad un’altra persona, per il giovane automobilista che, con un sorpasso non solo del tutto vietato ma anche scriteriato, ha invaso la corsia opposta causando il dramma: si tratta di A. R., oggi 22 anni, di Guardiagrele. Riscontrando l’istanza, il Gup del Tribunale ha fissato per il 12 dicembre 2022, alle 9.30, l’udienza preliminare del processo dal quale la famiglia Calderone, che si è affidata a Studio3A, si attende risposte.

Il sessantaquattrenne di Pennadomo (CH), che peraltro aveva perso la moglie solo da pochi mesi, quella maledetta mattinata ha avuto due sventure che hanno segnato il suo destino. La prima è stata quella di trovarsi a viaggiare su una vecchia Fiat 500 rossa, una macchina d’epoca a cui teneva moltissimo ma che non ha potuto opporre grande resistenza al tremendo urto che avrebbe subito. Calderone si era fatto accompagnare da un amico da un carrozziere a Piane d’Archi proprio per ritirare la sua piccola utilitaria appena sistemata e stava rientrando a casa percorrendo la Fondovalle. La seconda sventura, soprattutto, è stata quella di imbattersi poco prima di mezzogiorno nella condotta di guida avventata dell’imputato il quale, come scrive il Sostituto Procuratore nella sua richiesta di rinvio a giudizio, sulla scorta dei rilievi effettuati dai carabinieri della stazione di Archi, “a bordo di una Volkswagen Golf, giunto in prossimità della progressiva chilometrica 59+300 (della Fondovalle, ndr), che percorreva con direzione monti/mare, nonostante la presenza di segnaletica verticale indicante divieto di sorpasso, di linea bianca continua di mezzeria, di limite di velocità di 70 km/h e di visibilità limitata per la presenza di un dosso, effettuava una manovra di sorpasso di una Audi A4, così superando la linea continua di mezzeria ed invadendo l’opposta corsia di marcia, in quel momento occupata dalla Fiat 500 condotta da Salvatore Calderone, che percorrenza la SS 652 con senso di marcia mare/monti regolarmente nella propria corsia, contro la quale impattava. E immediatamente dopo, con la fiancata destra, impattava anche contro il lato sinistro dell’Audi A4 spingendola verso il guardrail del margine destro”.

Com’è tristemente noto, a causa del violentissimo impatto frontale il sessantaquattrenne è deceduto praticamente sul colpo, mentre il conducente dell’A4, almeno lui, se l’è cavata con traumi non gravi e si è salvato. Di qui dunque la richiesta di processo per A. R. a cui si imputa “colpa consistita in negligenza, imprudenza e imperizia e in violazione di svariati articoli del codice della strada”.

I due figli di Calderone e i suoi numerosi, amatissimi nipoti, per essere seguiti, attraverso il consulente legale Mario Masciovecchio si sono rivolti a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, che ha già ottenuto per i propri assistiti un equo risarcimento dalla compagnia di assicurazione della vettura investitrice, ma ora attendono con fiducia l’udienza del 12 dicembre che consentirà loro se non altro di chiudere il doloroso capitolo giudiziario di una ferita che per il resto non potrà mai rimarginarsi”.

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