Pescara. “L’Abruzzo deve ancora marciare a lungo prima di riprendere ritmi di sviluppo in grado di recuperare almeno l’occupazione persa in questi sette anni di crisi”. Cosi’ il segretario generale della Cgil Abruzzo, Sandro Del Fattore, sulla situazione dell’economia abruzzese. “Nel terzo trimestre del 2015, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, l’Abruzzo – ricorda Del Fattore – registra la perdita di 4.000 posti di lavoro, passando da 471.000 a 467.000 occupati; mentre dall’inizio dell’anno in corso si sono persi 35.000 posti di lavoro (la maggioranza nel terziario). L’Abruzzo ha registrato inoltre una riduzione del tasso di disoccupazione, passato dal 12, 6 per cento all’11,5 per cento, un dato apparentemente contraddittorio ma che si spiega con il fatto che sono diminuite le persone in cerca di occupazione, passate da 68.000 a 61.000, perche’ scoraggiate e dunque fuoriuscite da qualsiasi statistica”. Il segretario della Cgil ha poi evidenziato ulteriori indicatori economici e sociali. Il primo riferito alla cassa integrazione, “il cui ‘tetto’ in questi anni di crisi ha fatto perdere all’Abruzzo circa un miliardo di euro di salari. In Abruzzo le ore di cassa integrazione nel periodo gennaio-novembre 2015 sono state 20.039.602, diminuite del 31 per cento rispetto all’anno precedente (29.042.712), ad eccezione della provincia dell’Aquila, dove si registra un incremento pari al 12,57 per cento. Alla riduzione della cassa integrazione complessiva – sostiene Del Fattore – ha contribuito anche la minore copertura della cassa integrazione in deroga, che per il 2015 e’ stata pari a cinque mesi, mentre per il 2016 sara’ di tre mesi, come deliberato oggi dal Cicas Abruzzo. Il sindacalista si sofferma poi sui dati relativi ai redditi da lavoro dipendente e da pensione private degli abruzzesi, “che confermano la distanza tra le retribuzioni nelle regioni meridionali (in Abruzzo 25.411 euro lordi all’anno, a fronte dei 31.179 euro della Lombardia o dei 30mila dell’Emilia Romagna) da quelle del centro-nord, mentre nella nostra regione le pensioni variano da un minimo di 599,85 euro (L’Aquila) a un massimo di 811,42 euro (Pescara). Un altro indicatore economico ce lo fornisce lo Svimez, secondo cui il Pil abruzzese nel 2014 non solo non e’ cresciuto ma e’ addirittura sceso del 2,5 per cento rispetto all’anno prima”. Secondo il segretario della Cgil, l’Abruzzo “permane dunque in una situazione di grande difficolta’, anche a causa di una domanda interna debolissima (dovuta in particolare a salari e pensioni bassi), di cui risente negativamente la piccola e media impresa, le cui esportazioni, contrariamente alle grandi aziende, diminuiscono. C’e’ bisogno quindi che le regioni del Mezzogiorno aprano una vera e propria vertenza con il governo nazionale”. Infine, Del Fattore chiede alla Regione “un confronto piu’ stringente e concreto per definire priorita’ e campi di intervento”.