Pescara. Durante una conferenza stampa tenutasi questa mattina a Pescara davanti ai cancelli chiusi del Centro Recupero della Fauna Selvatica (CRAS) il WWF torna sull’allarme che aveva lanciato la scorsa settimana.
“Siamo felici che dopo il nostro allarme, ci siano state tante prese di posizione”, ha dichiarato questa mattina Filomena Ricci, delegata regionale del WWF. “Ma ora si deve agire. In Abruzzo non si sa più dove far curare gli animali feriti che vengono recuperati feriti o in difficoltà. A chi si reca nel CRAS di Pescara viene gentilmente comunicato che la struttura non garantisce più le cure per la fauna. È francamente scandaloso per quella che una volta era la regione amica della natura e che oggi tra bracconaggio sugli orsi, tagli alle aree naturali protette, caccia ai cervi, e ora anche la chiusura dell’unico CRAS sta diventando una regione nemica della natura”.
Il CRAS di Pescara, gestito dal Reparto Carabinieri Biodiversità di Pescara, ha la finalità di salvaguardare le specie animali appartenenti alla fauna selvatica autoctona ai sensi della Legge n. 157/92 ed è riconosciuto dalla Regione Abruzzo con L.R. n. 73/88 quale “struttura di particolare interesse ed utilità per la tutela e la valorizzazione del patrimonio faunistico abruzzese”.
Come si legge sulle pagine di descrizione del CRAS, il Centro negli anni passati ha curato centinaia di animali (fino a punte di 600/700), prevalentemente passeriformi, ma anche rapaci diurni e notturni spesso illegalmente feriti dai cacciatori, gabbiani o altri acquatici, ma anche esemplari di mammiferi e di rettili. La percentuale di recupero a vita libera è stata di circa il 40%.
Dalle informazioni raccolte, la motivazione della chiusura sarebbe anche quella della mancanza di fondi non più erogati dalla Regione.
A quanto pare, in Abruzzo non si riescono a trovare poche migliaia di euro per soccorrere gli animali in difficoltà, mentre si finanziano associazioni venatorie (come nell’ultima Legge di Stabilità) e piani per sparare ai cervi e altri animali!
La chiusura del Centro comporta la condanna a grandi sofferenze e la morte per gli animali, oltre a lasciare i cittadini che trovano animali in difficoltà privi di qualsiasi supporto.
“Come WWF rivolgiamo un invito alle istituzioni affinché si facciano carico di questa problematica perché non si può accettare che gli animali restino privi di soccorso, in agonia e tra sofferenze”, continua Filomena Ricci. “Sia questa l’occasione per rilanciare la gestione del recupero della fauna in Abruzzo, che in ogni caso, non può continuare a essere organizzata come lo era prima. Il CRAS di Pescara era in forte sofferenza, non era più in grado di garantire l’apertura quotidiana – da tempo era chiuso nei fine settimana – né di far fronte ai tanti interventi necessari per curare gli animali. Si riparta da questa chiusura per rivedere tutta la gestione per il primo intervento, la raccolta e il trasporto della fauna ferita. È necessario che si mettano in rete le competenze e le strutture presenti nel territorio abruzzese, che si attivino collaborazioni con le aree protette e con le Università che spesso hanno personale esperto e qualificato e strutture con strumentazione idonea per intervenire sulla fauna ferita, e con le associazioni di volontariato. Si potenzi il Centro di Pescara, anche dotandolo di nuovi macchinari per la diagnostica e se ne creino altri diffusi sui territori. Ma si faccia presto, però, perché nel frattempo e da troppi giorni, l’Abruzzo ha girato le spalle alla fauna in difficoltà”.