Pescara. Il Centro Recupero della Fauna Selvatica (CRAS) di Pescara, gestito dai Carabinieri Forestali, non accoglie più animali feriti. Il Centro ormai da anni rappresentava l’unico riferimento per l’Abruzzo per il soccorso e il recupero degli animali feriti (ad eccezione di quelli presenti all’interno delle aree protette) e, come denunciato più volte dal WWF Abruzzo, era in preoccupante affanno con poche risorse e poco personale. Da tempo effettuava turni di chiusura nel fine settimana e con difficoltà riusciva a provvedere al recupero degli animali, visto che in Abruzzo manca da sempre una rete che organizzi il sistema per il primo intervento, la raccolta e il trasporto della fauna ferita.
Nel CRAS venivano, comunque, soccorsi e curati molti animali, dalle specie più comuni fino a quelle più rare e si riusciva in diversi casi a garantire il recupero e il rilascio in natura degli stessi.
Depotenziato negli anni, con sempre meno risorse – si era già denunciata l’assenza di fondi per il Centro nella Legge di stabilità regionale 2024 a fronte dei 115.000 euro concessi alle associazioni venatorie – attualmente il CRAS non eroga più il servizio di soccorso.
Che fine farà dunque la fauna selvatica ferita nella nostra Regione? Verrà lasciata alla propria sorte agonizzante lungo le strade dopo gli incidenti stradali, in difficoltà nei boschi e nelle campagne, caduta dal nido, con le zampe rotte o ferite sanguinanti per le fucilate di qualche cacciatore o bracconiere?
“È inaccettabile che in una Regione come l’Abruzzo – dichiara Filomena Ricci, delegata del WWF Abruzzo – che ospita 107 specie incluse negli Allegati II (specie di interesse comunitario la cui conservazione richiede zone speciali di conservazione), IV (specie di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa) e V (specie di interesse comunitario il cui prelievo nella natura e il cui sfruttamento potrebbero formare oggetto di misure di gestione) della Direttiva ‘Habitat’ oltre a tutte le specie più comuni, si debba constatare scarsa attenzione e nessun interesse verso la fauna. Si trovano i soldi per pagare studi con l’unica finalità di aprire la caccia al cervo (con i risultati che conosciamo), ma non si trovano poche decine di migliaia di euro per finanziare chi dovrebbe soccorrere la fauna? A chi dovranno rivolgersi ora i cittadini che si imbatteranno nella fauna in difficoltà? Oggi in Abruzzo pare non ci sia nessuno in grado di rispondere a questa domanda.”