L’Aquila. Si staglia severo, nella sua dimora al Bastione Est del Forte Spagnolo, il Mammuthus meridionalis, con la sua zanna da centocinquanta chili ed un milione e trecentomila anni ben portati. Ma la sua ombra minacciosa non sembra spaventare i bambini, così meravigliati ed entusiasti , per quelle grosse zampone da quadrupede. Soprattutto famiglie con i loro piccoli (si vocifera di quasi duemila persone) hanno affollato questa mattina i corridoi della fortezza, riaperti al pubblico per due giorni, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio. Diciotto mesi ci sono voluti per restaurare i resti ben conservati di questo esemplare, alto quattro metri e lungo sette, che dal 1960 è entrato a far parte del patrimonio culturale della città dell’Aquila e dell’Italia intera.E sono proprio i finanzieri della nostra penisola i volenterosi che, devolvendo una giornata del proprio lavoro, hanno raccolto i 600000 euro necessari a questo progetto. Un intervento rivelatosi, a detta dei protagonisti, più complesso del previsto; lo scheletro infatti presentava molte porzioni di tessuto osseo degradate ed ossa danneggiate, in parte a causa del sisma. Il restauro attuale ha dovuto anche far fronte ad alcune imprecisioni del primo. Ma non è finita. Nel corso dei prossimi mesi si lavorerà all’allestimento multimediale del salone ospitante il reperto, attraverso la creazione di funzioni interattive, che porteranno lo spettatore nel mondo del protagonista e delle altre specie botaniche e faunistiche del Pleistocene inferiore. Il Mammuthus non sarà più solo: coabiteranno con lui anche inediti reperti, recuperati in altri due siti dell’area aquilana. Diego Renzi