Trieste. In attesa degli esiti dell’esame condotto nei giorni scorsi dall’antropologa forense Cristina Cattaneo sui resti mortali di Liliana Resinovich, si riparla del singolare caso della donna scomparsa il 14 dicembre 2021 e morta in circostanze misteriose.
Tutt’ora dibattute le cause del decesso, è attualmente in corso un’inchiesta tesa a percorrere lo scenario dell’omicidio e del sequestro di persona. E, in una puntata della trasmissione Quarto Grado, Luciano Garofano, già comandante del Ris di Parma, ha fatto riferimento a una innovativa tecnica che potrebbe consentire l’esatta datazione della morte di Liliana. Sì è prospettata la possibilità che il decesso sia insorto poco dopo la scomparsa o in prossimità del rinvenimento del cadavere, avvenuto il 5 gennaio 2022 nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste. L’analisi all’avanguardia proposta da Garofano potrebbe effettuarsi sul Dna proveniente dai tessuti mortali della donna.
“Ci sono tantissimi lavori che la dimostrano come affidabile”, ha spiegato Garofano in trasmissione. “Ancora non è stata mai fatta in nessun caso nel mondo. E’ stata fatta sempre e soltanto sperimentalmente”. “Ci sono solamente dei lavori scientifici che ti dicono: ‘sì, è affidabile’.”
“Ovviamente”, ha aggiunto il generale, “noi dobbiamo trovare la concordanza di tutti i consulenti e, in particolar modo, della professoressa Cattaneo, però queste analisi le potremmo fare in Inghilterra o anche in Italia perché si lavora sempre su quell’estratto di Dna e si vanno a cercare i microrganismi perché, come gli insetti, i microrganismi che demoliscono il corpo hanno una sequenza di apparizione e di crescita proprio particolare, identificativa. Quindi, noi analizzeremmo o in Gran Bretagna con la dottoressa Noemi Procopio alla Central Lancashire University, o forse qui, però se c’è il consenso di tutti i consulenti.”
Perché questa prospettiva risulta promettente? “Perché tutte le ricerche dimostrano che l’identificazione dell’epoca della morte è assolutamente precisa e molto più attendibile di quanto non lo siano i parametri classici che la medicina legale propone. Quindi, proprio perché si fonda su questa popolazione di microrganismi che è tipica, precisa, identificativa proprio della persona.”
La dottoressa Noemi Procopio, cui fa riferimento il generale Garofano, è docente di scienze forensi e “Principal investigator” nel team “ForensOMICS”, operante presso la Central Lancashire University. Si interessa in modo particolare dell’applicazione di proteomica[1], metabolomica[2] e metilomica[3] del DNA alle scienze forensi, segnatamente ai resti scheletrici, per la stima cosiddetto Post-mortem interval (PMI)[4] e dell’epoca della morte. Ha all’attivo 17 pubblicazioni ed è entrata nelle più importanti società scientifiche del settore, tra cui l’American Academy of Forensic Science.
[1] La proteomica consiste nell’identificazione sistematica di proteine e nella loro caratterizzazione rispetto a struttura, funzione, attività, quantità e interazioni molecolari.
[2] La metabolomica è lo studio sistematico delle uniche impronte chimiche lasciate da specifici processi cellulari, nello specifico, lo studio dei loro profili metabolici a molecole piccole.
[3] Analizza il complesso dei geni “silenziati” nei tessuti, che si modifica significativamente nel corso della vita.
[4] Periodo di tempo che intercorre dalla morte al rinvenimento di un corpo.