Roma. Sono passati più di quarant’anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, avvenuta a Roma il 22 giugno 1983. Un coetaneo amico di infanzia della cittadina vaticana, anche lui cresciuto Oltretevere, oggi cinquantaseienne e residente all’estero, ha deciso di condividere i ricordi delle sue frequentazioni con lei e alcune considerazioni sulla vicenda. All’epoca dei fatti, Pierluigi Magnesio, questo il suo nome, risiedeva entro le mura leonine “perché mio padre era stato promosso a capotecnico. Mio padre era controcorrente, voleva stare al di fuori dal sistema, non voleva adeguarsi. Non frequentavamo alti prelati. Evito di scendere in dettagli pesanti”, riferisce nel corso di una diretta YouTube del canale Indagini aperte (interviste di Igor Patruno, Tommaso Nelli, Max Parisi), di cui dà conto il Fatto Quotidiano.
Un innamorato segreto?
Molto legato a Emanuela, la conosceva da quando aveva dieci anni. Frequentavano entrambi l’Azione Cattolica dei Ragazzi. Erano soliti rincasare insieme alle loro rispettive abitazioni la sera alle otto, quando a casa Orlandi “c’era il coprifuoco” per la cena in famiglia. Andavano insieme al cinema e alle feste. Frequentavano pochi amici, tutti coetanei. Magnesio non segnala presenze insolite a questi incontri. E, nei suoi racconti, restituisce un’immagine di Emanuela del tutto sovrapponibile a quella ben nota. Assennata, impegnata. Molto dedita alla musica.
“In settimana non usciva mai”, ricorda. “Era solare, schietta, compagnona, molto matura per la età. Sembrava più grande per l’età che aveva.” Pierluigi era innamorato di Emanuela e lei lo sapeva. “Lo sono ancora”, afferma.
“Le piaceva un ragazzo”
Riconsiderando le circostanze della scomparsa, dichiara: “Era sveglia, troppo, per credere alla storia dell’Avon. Per me, quella sera ha raccontato una bugia alla sorella [a cui telefonò asserendo di aver ricevuto la proposta di distribuire volantini Avon per l’esorbitante compenso di 375.000 lire, ndr]. Penso abbia detto una bugia a casa per giustificare che sarebbe rientrata più tardi.”
A che scopo? “Per nascondere una cotta segreta, forse”, ipotizza Magnesio. “A noi disse che le piaceva un ragazzetto della scuola di musica ma io non l’ho mai vista con nessuno, con un ragazzo intendo. Voleva prendere tempo forse quel giorno perché sapeva avrebbe fatto tardi a casa.”
L’intervistatore si chiede: se Emanuela avesse voluto raccontare davvero una bugia alla sorella per coprire un segreto, non avrebbe verosimilmente fatto riferimento a una cifra più ragionevole come compenso per l’attività di volantinaggio che sosteneva le fosse stata proposta?
Un appuntamento mancato
Il racconto di Magnesio prosegue. L’uomo riferisce che, il pomeriggio della scomparsa, era andato ad attendere la ragazza, insieme a pochi altri amici e alla sorella, davanti al Palazzaccio, il palazzo di giustizia di Piazza Cavour. Lei non è mai arrivata.
Da un verbale dei Carabinieri risulta però che lui ha dichiarato di non essersi recato, quella sera, all’appuntamento con Emanuela perché si trovava a Ladispoli con la sua famiglia. Ma, dichiara oggi, nella località di mare vicino Roma ci era andato solo il sabato successivo. Un errore di verbalizzazione investigatori? No. “Ero spaventato, avevo paura”, ammette Magnesio. “Non ne ho parlato prima perché avevo paura di quell’ambiente, del Vaticano. Oggi è cambiato, le cose sono diverse. Se avessi parlato forse mi avrebbero messo a tacere per sempre, è finita un’epoca, io adesso mi sento libero.”
Emanuela, dunque, non si è recata all’appuntamento. Magnesio: “Ci siamo subito preoccupati, non era da lei dare buca, non era super puntuale ma certo non il tipo da mancare un appuntamento.”
“Non aveva rapporti con prelati”
“Per me quel giorno Emanuela si è allontanata con qualcuno che poi l’ha tradita, con un lupo travestito da agnello”, sono ancora le parole di Pierluigi Magnesio agli intervistatori. “Non aveva rapporti con prelati, se si è messa nei guai lo ha fatto perché si è innamorata. Emanuela era un libro aperto, non nascondeva segreti. La sua intelligenza poteva essere offuscata solo da una questione sentimentale.”
Pierluigi il telefonista
L’articolo del Fatto Quotidiano si conclude recuperando un dettaglio della vicenda. A ridosso della scomparsa di Emanuela, qualcuno ha telefonato a casa della ragazza. Il primo dei “telefonisti” che avrebbero preso contatti con la sua famiglia. Tre telefonate a casa Orlandi, tra il 25 e il 26 giugno 1983. Nelle quali lo sconosciuto enumerava particolari su Emanuela. Riferiva che era astigmatica da un occhio, che provava vergogna a indossare in pubblico occhiali da vista bordati di bianco. Parlava del volantinaggio per la Avon e del matrimonio della sorella. E del fatto che la giovane suonasse il flauto. Solo quest’ultima informazione pare fosse stata già riportata dai giornali. Chi era il misterioso individuo? Sappiamo solo che, al telefono, ha detto di chiamarsi Pierluigi.
E – si legge sul quotidiano sempre con riferimento alla citata diretta di Indagini aperte – che ha affermato di trovarsi “coi genitori a cena in una località di mare.” Qualcuno coinvolto nel rapimento aveva avuto accesso ad informazioni personali di Emanuela o dei suoi amici? È quanto ci si chiede. L’ennesimo interrogativo senza risposta in una vicenda densa di misteri.
Nel frattempo, la “pista inglese”
Nelle stesse ore in cui sono state rese note le dichiarazioni dell’amico di infanzia di Emanuela, Pietro Orlandi, ospite alla trasmissione Verissimo, ha rilanciato la cosiddetta “pista inglese”, che vorrebbe la cittadina vaticana traferita in segreto nella capitale britannica. Nuove informazioni convaliderebbero lo scenario.
“Poco più di un anno fa”, racconta Pietro, “sono stato contattato da una persona che mi ha detto di essere convinta che Emanuela sia stata portata effettivamente nella capitale inglese.” “Questa mi ha raccontato che Emanuela viveva nell’appartamentino a fianco al suo, appartenente ai padri scalabriniani”, continua.
Mostra, per la prima volta in televisione, la lettera che l’informatore gli avrebbe fatto pervenire. E che recherebbe addirittura la firma del cardinale Poletti. Il tutto, ovviamente, da sottoporre a tutte le verifiche del caso, non essendo certificata l’autenticità dello scritto. A quanto si legge su Tgcom24, la lettera in questione sarebbe appunto stata inviata dal cardinale Poletti all’ex segretario di Stato inglese Frank Cooper e farebbe riferimento a Emanuela che, si legge, sembrerebbe essere rimasta incinta.
“Secondo questa persona ci sarebbe la pedofilia dietro alla scomparsa di Emanuela”, spiega Orlandi. “Un giro molto ampio di cui l’informatore, membro dei NAR, i Nuclei Armati Rivoluzionari, faceva parte come braccio operativo.”
Ma, al di là dell’impiego televisivo, resta, come detto, da verificare l’autenticità dello scritto.