Roma. Vincenzo Pipino viene definito un “ladro italiano di Venezia”. Così si legge sulla voce inglese che gli è stata dedicata da Wikipedia.[1] Precisamente, un “ladro gentiluomo”, oggi ottantunenne, artefice di numerosi, sensazionali furti di gioielli, pietre preziose, lingotti d’oro e opere d’arte, attuati senza mai ricorrere all’uso delle armi.
Un uomo dall’esistenza romanzesca, dunque, che ha pubblicato anche un’autobiografia (Rubare ai ricchi non è peccato, 2010) e una raccolta di ricordi (Memorie di un ladro filosofo. Quando il furto diventa un’arte, 2015).
Ora, il ladro gentiluomo (e filosofo) è nuovamente balzato agli onori della cronaca per alcune sue dichiarazioni relative alla scomparsa di Emanuela Orlandi, avvenuta a Roma il 22 giugno 1983. Per la verità, si tratta di dichiarazioni non inedite, che Pipino aveva già rilasciato nel 2012 ma che, ribadite oggi, potrebbero forse rivelarsi utili nell’ambito delle nuove indagini in corso sulla vicenda della cittadina vaticana.
“Un giorno mi ha chiamato Enrico De Pedis, il capo della Banda della Magliana”, dichiara Pipino, come riportato da Fanpage. “Mi chiamò e mi disse che gli serviva subito un passaporto per una giovane, di Venezia. Soltanto tempo dopo scoprii che sarebbe servito per far trasferire Emanuela Orlandi.”
Il “ladro gentiluomo”, a quanto riporta il settimanale Giallo, avrebbe conosciuto De Pedis alla fine degli anni Settanta e, per la richiesta del passaporto, sarebbe stato contattato da Sabrina Minardi, compagna del boss della Magliana.
Nelle dichiarazioni rilasciate da Pipino nel 2012 al quotidiano Il Mattino, si precisa che “il passaporto doveva riportare il nome Emanuela Orlandi e la sua foto, ma doveva risultare essere di Venezia. Con lei, infatti, sarebbe espatriata un’altra ragazza, veneta. Il viaggio doveva risultare con partenza da Venezia. La destinazione, invece, sarebbe stata Londra.”
Elemento, questo, evidentemente idoneo a richiamare alla memoria, tra i possibili scenari relativi alla scomparsa, la cosiddetta “pista inglese”, secondo cui Emanuela sarebbe stata appunto traferita nella capitale britannica e qui ospitata presso la sede dei padri scalabriniani.
Questa la verità di Vincenzo Pipino. Si prospetta anche per lui un’audizione dinanzi alla Commissione bicamerale di inchiesta deputata a indagare sulla scomparsa di Emanuela e di Mirella Gregori?
[1] “An italian thief from Venice”, https://en.wikipedia.org/wiki/Vincenzo_Pipino (consultato il 18 novembre 2024). Nella voce si legge, tra l’altro: “During his lifetime, he has committed over 3,000 thefts at museums, galleries, banks, and private residences, 50 thefts of jewelry shops, and stole thousands of kilograms of gold throughout Europe. His activities have resulted in over 300 complaints to police, he has been arrested numerous times, and has received 15 sentences totaling over 25 years in prison. He once escaped from a penitentiary in Vaud, Switzerland.” (“Nel corso della sua vita, ha commesso oltre 3.000 furti in musei, gallerie, banche e residenze private, 50 furti in gioiellerie e ha rubato migliaia di chilogrammi di oro in tutta Europa. Le sue attività hanno portato a oltre 300 denunce alla polizia, è stato arrestato numerose volte e ha ricevuto 15 condanne per un totale di oltre 25 anni di prigione. Una volta è evaso da un penitenziario a Vaud , in Svizzera.”)