Roma. Giuseppe Pignatone, fino allo scorso 31 dicembre presidente del Tribunale Vaticano e procuratore di Roma dal 2012 al maggio 2019, è stato ascoltato dalla Commissione bicamerale di inchiesta chiamata a indagare sulla scomparsa di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi. Nel periodo in cui ha ricoperto l’incarico alla Procura di Roma, si sono registrati, relativamente al caso Orlandi, sviluppi destinati a sollevare un certo clamore mediatico. A quegli anni risalgono infatti la scoperta della singolare collocazione postuma di Enrico De Pedis – legato alla Banda della Magliana – nella basilica di Sant’Apollinare; la successiva, conseguente interazione tra Procura di Roma e Vaticano comunemente definita “trattativa” e, nel 2015, l’archiviazione dell’indagine sulla scomparsa della quindicenne cittadina vaticana.
“Non informato della trattativa”
“Nel mio incarico da procuratore non fui mai informato degli incontri avuti dal procuratore Capaldo con Giani [allora comandante della Gendarmeria vaticana, ndr] e Alessandrini [vice di Giani, ndr]”, ha dichiarato Giuseppe Pignatone dinanzi all’organismo parlamentare presieduto dal senatore Andrea De Priamo. “Avvennero prima che arrivassi a Roma, ma non sono stato informato neanche dopo. Evidentemente Capaldo volle tenermi all’oscuro di questi contatti qualsiasi fossero i contenuti.”
A quanto riportato da Fanpage, l’ex procuratore sarebbe dunque venuto a conoscenza della cosiddetta trattativa solo attraverso i giornali. “Capaldo dice di non avermi detto niente degli incontri perché io non glielo avevo mai chiesto. Ma la verità è che il 2 aprile 2012, pochi giorni dopo essere arrivato nella capitale e dopo un articolo di stampa, gli domandai esplicitamente chiarimenti su quanto pubblicato e sull’esistenza di eventuali altri spunti utili alle indagini.”
“Sulla tomba di De Pedis a Sant’Apollinare ho avuto risposte soltanto dopo più di un mese, a fronte di una continua insistenza degli organi di informazione”, ha ribadito. “Chiesi informazioni in proposito: se ci fosse un motivo per non fare questa verifica. Capaldo mi disse che secondo lui era inutile, ma non vi erano ostacoli alla riapertura. Così ho invitato i miei colleghi a rivalutare la situazione: a mio avviso era positivo fare chiarezza”. Opinione, a quanto riferito da Pignatone ai membri della Commissione, condivisa anche dai sostituti procuratori Capaldo e Maisto. E si era infatti proceduto all’apertura della tomba.
Avocazione e archiviazione
A proposito dell’archiviazione dell’indagine su Emanuela Orlandi: “A differenza di ciò che è stato spesso detto, sottolineo che non è vero che io abbia avocato il procedimento, né è vero che sia stato il solo a volere l’archiviazione dato che questa era l’indicazione della maggioranza dei titolari, indicazione che io condivisi convintamente”, ha precisato l’ex procuratore.
“Si dice che con la richiesta di archiviazione del 2015 sia stata messa la pietra tombale sulla vicenda, è falso a norma di codice”, ha aggiunto. “Lo scopo dell’archiviazione era definire, a scadenza di legge, la posizione della persona sottoposta a indagine in quello specifico procedimento: nulla vietava di iniziare anche un altro procedimento, allora come oggi, se si fossero delineate altre ipotesi investigative.”
“È del tutto fisiologico che, in un procedimento con più titolari, si manifestino opinioni contrastanti”, ha inoltre considerato, con riferimento alle sue divergenze di vedute con Capaldo sul caso Orlandi, “di solito si giunge a una posizione condivisa ma se questo non avviene la normativa rimette la decisione al procuratore.”
L’intercettazione telefonica
Circa l’intercettazione di una telefonata tra don Vergari, già rettore della basilica di Sant’Apollinare, e Carla Di Giovanni, la vedova De Pedis, nella quale sarebbe stato menzionato come un procuratore “amico”: “Sono solo illazioni e sospetti ingiustificati”, ha ribadito Pignatone. “Non rimprovero nulla a nessuno, in indagini così lunghe e complesse possono esserci equivoci, errori, fraintendimenti. Nel maggio 2012, quando venne disposta l’apertura della tomba, si fecero una serie di intercettazioni e la squadra mobile riferì l’esito con varie note”, ha spiegato.
In una serie di colloqui telefonici tra don Vergari e la Di Giovanni, “io vengo indicato in genere come Pignatone e in sette occasioni come il ‘procuratore nuovo’ ed è ovvio sia così perché ero arrivato da due mesi. Solo nel corso di una telefonata del 19 maggio Di Giovanni avrebbe detto, secondo la trascrizione, ‘tanto il procuratore nostro sta archiviando tutto’. Ciò ha giustificato ampie elucubrazioni.”
Pignatone ha quindi soggiunto di essersi “fatto rilasciare dalla Procura Roma una copia del file audio”, nel quale “si sente chiaramente che dice il ‘procuratore nuovo’.” “Per scrupolo ho anche incaricato un consulente tecnico che ha confermato” quanto detto, che nell’intercettazione si è appunto parlato di “procuratore nuovo”.
Nessuna ipotesi
“Non ho elementi specifici per poter ipotizzare la validità di una pista piuttosto che un’altra”, ha poi considerato Pignatone, sottolineando: “Non sono mai stato titolare del procedimento sulla scomparsa di Orlandi e Gregori e non lo ho mai avocato. E tutte le indagini sono state espletate da Capaldo, Maisto e in seguito da Calò.”
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