L’Aquila. “Una cantonata”, “un pregiudizio politico, un’opposizione ideologica ad una norma di buon senso”, da parte del Governo giallo rosso, “per frenare l’azione riformatrice di una Regione, l’Abruzzo, di altro segno politico”. Sono le argomentazioni con cui il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio, di Fratelli d’Italia, ha difeso a spada tratta la legge 34 del 2019 sulla riforma delle case popolari, impugnata davanti alla Corte costituzionale dal Consiglio dei ministri. Un atto che ha scatenato un putiferio politico, e l’indignazione anche del leader nazionale Fdi, Giorgia Meloni. La norma è stata approvata il 15 ottobre scorso dal Consiglio regionale, e modifica i requisiti per l’assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, prevedendo premialità per chi risiede da 10 anni, una stretta su chi commette reati, l’obbligo per gli stranieri, di documentare reddito e proprietà in patria. Al fianco di Marsilio, in conferenza stampa all’Aquila Emanuele Imprudente, vicepresidente della Regione, della Lega, e l’assessore meloniano Guido Quintino Liris, che con Marsilio ha firmato la norma. La Regione ha già inviato le controdeduzioni sui tre punti osservati dal Governo Pd-M5S.
“Il governo”, spiega Marsilio, “sostiene che esisterebbe una criticità, una sospetta discriminazione, nella richiesta di documentazione agli stranieri, per valutare il loro stato di necessità e il diritto di accesso alle graduatorie Ebbene, è una formidabile cantonata, noi richiamiamo leggi vigenti dello Stato che nessuno ha mai impugnato. Oggi chi vuole chiedere un alloggio deve dimostrare la condizione di reddito e proprietà. Il problema è che per i cittadini e italiani e comunitari, esistono banche dati, possibilità di accesso ad esse, possibilità di fare controlli incrociati. Difficile sfuggire. Lo stesso non vale per chi arriva da paesi lontani, che non hanno queste banche dati, o per i quali i controlli sono problematici. E sulla base di questo elemento molti fanno i furbi, scavalcano i veri aventi diritto, italiani e non nelle graduatorie. Vogliamo ripristinare condizioni di parità applicando la legge dello Stato e lo Stato la impugna”.
Marsilio chiarisce che la richiesta non riguarda i rifugiati, e chi proviene da stati in situazioni particolari, dove c’è la guerra, ad esempio, e dove dunque oggettivamente difficile produrre questa documentazione”. Sul secondo aspetto contestato “abbiamo previsto”, spiega ancora Marsilio, “un punteggio aggiuntivo a chi risiede da almeno dieci anni sul territorio, non importa se italiano o straniero Per il Governo questo sarebbe addirittura incostituzionale perché discriminatorio. E anche questa è una tremenda cantonata, perché come spieghiamo nelle controdeduzioni, questa premialità era prevista pure nella legge sulle case popolari, approvate dal centrosinistra in Regione. Ed anche in una norma del Comune della progressista e di sinistra Firenze. Noi facciamo lo stesso, ma siamo xenofobi”. Infine il terzo punto: “abbiamo stabilito che chiunque ospiti in modo continuativo e non episodico nella sua abitazione popolare persone che sono state colte in fragranza di reato, perdono il diritto. Questo per evitare che case popolari diventino centrali di spaccio, per poter cacciare con più facilità i criminali. Sarebbe un’indebita ingerenza, visto che la materia è di competenza dello Stato. Ma anche questa è una cantonata”, conclude il governatore d’Abruzzo, “visto che anche le precedenti norme abruzzesi prevedevano misure simili, noi abbiamo allargato solo la tipologia dei reati, e non sono mai state impugnate”.

