L’Aquila. Novità sul fronte sovvenzioni per le strutture sanitarie italiane. Le 1.288 Case della Comunità per le quali è previsto un finanziamento di 2 miliardi dal Piano nazionale di Ripresa e resilienza “saranno degli Hub”, ovvero punti di riferimento rispetto a centri secondari, e copriranno un bacino di 25.000-40.000 abitanti. E “uno dei compiti delle regioni sarà identificare il luogo più opportuno in cui allocarle. Su questo c’è interlocuzione costante ed è stato definito un cronoprogramma”. Lo ha spiegato Domenico Mantoan, direttore generale dell’Agenzia Nazionale dei servizi sanitari regionali (Agenas) durante l’audizione in Commissione Igiene e Sanità del Senato sul Potenziamento e riqualificazione della medicina territoriale nell’epoca post Covid. “Nelle settimane scorse è stata istituita una cabina di regia che ha approvato venerdì scorso”, ha detto Mantoan, “il documento sull’organizzazione del territorio, inviato al ministro della Salute e al presidente delle Conferenza delle regioni”. Il documento tecnico alla valutazione della politica, “mantiene il modello hub and spoke che ha dato buoni risultati per l’organizzazione della rete ospedaliera”.
Qui, ha sottolineato Mantoan che:”Lavoreranno medici di medicina generale, pediatri, infermieri di famiglia e di comunità, i medici specialisti dipendenti e ambulatoriali, e dovrà anche essere punto di riferimento della valutazione del fabbisogno dei problemi sociali di quella comunità”. Intorno a questa Casa della comunità hub “potranno essere organizzate anche case di comunità spoke, o secondarie, con minor presenza di attività”. Ha poi precisato il direttore di Agenas che:”Entro settembre le regioni dovranno indicarci dove allocare le Case di Comunità. Entro dicembre sarà definito precisamente dove saranno collocate e entro marzo ci sarà la definizione del contratto nazionale di sviluppo in cui ogni regione si impegna nella realizzazione delle strutture nei tempi definiti dal recovery”. Il documento definisce anche anche gli standard di personale minimi, la presenza di una centrale operativa e l’istituzione della figura del direttore di distretto che dovrà rilevare i fabbisogni e definire e disegnare i servizi, in gestione diretta o accreditamento.