L’Aquila. La Camera dei Deputati cancellerà la discussa norma sulla cosiddetta “abitazione equivalente”, che consente ai cittadini terremotati del 2009 di cedere il proprio alloggio inagibile al Comune, incassare il corrispettivo del valore della casa e comprarne un’altra, nell’Aquilano o anche in un’altra località italiana a scelta: ipotesi, quest’ultima, che ha generato quello che le autorità definiscono “un esodo”. L’ottava commissione parlamentare della Camera ha infatti approvato in sede referente un emendamento, presentato dal deputato teramano del Nuovo centro destra Paolo Tancredi, che andrà a inserire un nuovo comma della legge di conversione dell’ultimo decreto terremoto (dl 8/2017) del governo Gentiloni.
Il nuovo comma 2 stabilisce che “l’acquisto delle abitazioni equivalenti in sostituzione dell’abitazione principale distrutta […] è concesso solo all’interno dello stesso comune”. “L’emendamento è passato in commissione Ambiente e ora verrà approvato dalla Camera conferma Tancredi all’ANSA Ho proposto questa norma recependo le istanze che mi sono giunte dagli enti locali e dall’Ance, mi sembra una cosa giusta: se andiamo a finanziare chi si va a collocare fuori dal territorio facciamo un danno, finora c’è stato un esodo che dobbiamo scongiurare, altro che incoraggiare”. Sull’approvazione Tancredi non ha il minimo dubbio, “difficile che l’aula tolga qualcosa che la commissione ha aggiunto, succede solo quando ci sono problemi di copertura finanziaria, ma non è questo il caso, questa è stata una norma condivisa subito da tutti”. La misura è nata fin dal decreto Abruzzo del 2009 varato dal governo Berlusconi. L’abitazione equivalente è stata scelta da circa 600 proprietari: la metà ha acquistato in altra zona del capoluogo, ma un’altra metà sulla costa adriatica, e anche a Roma, Cagliari e perfino Courmayeur. Il tutto è costato alle casse dello Stato 170 milioni di euro, a cui andranno aggiunti altrettanti fondi per riparare le case inagibili o per abbatterle e ricostruirle