Il folklore italiano è noto per non essere secondo a nessuno in Europa. Sono infatti numerose le tradizioni che permeano lo Stivale che spaziano tra vari campi, dall’arte alla gastronomia, passando anche per il semplice intrattenimento. Anche i classici mazzi di carte, infatti, vantano una storia particolare e talvolta sono persino rappresentativi di determinate zone o regioni. Tra queste ultime spicca l’Abruzzo, dove ancora oggi circolano dei mazzi ad hoc. Le carte regionali soccombono al panorama del gioco online che favorisce la diffusione delle carte mainstream come le francesi o in Italia delle popolarissime napoletane, motivo per il quale c’è chi trova più immediato giocare alla scala 40 sul web piuttosto che alla scopa di persona, tra i tavolini dei bar. Tuttavia, alcuni mazzi antichi godono ancora di un certo successo, anche perché divenuti oggetto di collezionismo.
Le carte abruzzesi contano 40 unità e sono di derivazione spagnola come quasi tutti i mazzi regionali. Non sono poche le somiglianze con quelle napoletane, sicuramente tra le più diffuse e conosciute in tutta Italia. I semi hanno dei precisi significati e sono collegati ad alcune città: i denari e in particolare l’asso rappresentano L’Aquila, le coppe simboleggiano Teramo, le spade riguardano Chieti e i bastoni omaggiano Pescara. I riferimenti specifici non sono tantissimi, ma sono indubbiamente curiosi. Ad esempio, il re di denari ricorderebbe tantissimo la figura di Federico II di Svevia, mentre l’asso di coppe richiama alla mente le ceramiche di Castelli. L’asso di spade presenta lo stemma del Guerriero di Capestrano, e nel 2 di spade è presente la frase di Gabriele D’Annunzio “Ferrum est quod amat”. L’asso di bastoni, invece, contiene il motto dannunziano “Audere semper”.
Insomma, anche se non si tratta ancora di reperti introvabili, le carte abruzzesi riscuotono già da anni parecchi consensi. Era il 2010 quando vide effettivamente la luce l’idea di realizzare un mazzo regionale del tutto personalizzato. La macchina produttiva si azionò partendo da Teramo. Considerando l’ormai elevata e certificata popolarità delle altre carte regionali, si convenne sul punto di non differenziare troppo quelle abruzzesi dai mazzi più noti, di conseguenza non sorprende che si possano riscontrare diverse analogie qua e là.
A pensare ai disegni per le carte abruzzesi era stato l’incisore Leonello Recchia, che provò attraverso il proprio stile a rappresentare lo spirito abruzzese nelle immagini, rimanendo sempre e comunque fedele ai soliti parametri già insiti nell’immaginario collettivo. In buona sostanza, anche chi non ha mai visto le specifiche carte abruzzesi sarebbe tranquillamente in grado di capirne le figure e di utilizzarle. Anche le dimensioni delle singole carte costituiscono un tratto in comune con quelle napoletane, in quanto la lunghezza ammonta a 82 mm e la larghezza è pari a 51 mm. Non tutti gli abruzzesi, comunque, impiegano il loro mazzo regionale quando si vuole dare inizio ad una partita. I mazzi più diffusi nella regione rimangono infatti quelli napoletani, che attecchiscono anche in Molise, in Puglia, in Basilicata e in Calabria, oltre che in Campania, naturalmente.