L’Aquila. Venticinque discariche con segnali di contaminazione, cinque discariche ancora da monitorare, altre 67 discariche, tre siti contaminati di altro genere, sei siti industriali attivi, due stabilimenti a rischio di incidente rilevante (tra cui i Laboratori del Gran Sasso). Sono i ‘centri di pericolo’ censiti nella Carta delle aree di salvaguardia per l’acqua potabile e per la ricarica delle falde, realizzata dall’Ersi per conto della Regione Abruzzo e divulgata, dopo un accesso agli atti, da Forum H2o e Stazione Ornitologica Abruzzese. I dati sono relativi al periodo dello studio, affidato alla società di Padova BetaStudio, e cioè al biennio 2015-2016. Gli ambientalisti citano, tra l’altro, l’esempio dei Laboratori del Gran Sasso: “la zona di rispetto attorno alla captazione, invece degli ormai famigerati 200 metri, dovrebbe essere, secondo gli elaborati, di chilometri, come, inascoltati, avevamo largamente previsto”.
“Per arrivare a quella conclusione – sottolineano – bastava tener conto della dimensione strategica di questo patrimonio che disseta 700mila persone, della elevata vulnerabilità a causa del contesto geologico e, infine, dalla presenza di centri di pericolo. Pertanto i
divieti di stoccaggio di sostanze pericolose devono valere su aree molto più vaste se si vuole risolvere veramente il problema della sicurezza di questo acquifero”. In base ai contenuti della Carta, affermano Forum Acqua e Soa, “la realizzazione di nuove attività estrattive, impianti per rifiuti, stoccaggi di sostanze pericolose dovrà essere vietata in queste aree, con altre limitazioni d’uso che riguardano i settori più disparati per quanto riguarda le iniziative che possono danneggiare la risorsa idrica”, mentre “situazioni già esistenti o dovranno essere delocalizzate o messe in sicurezza, a seconda delle categorie di attività”.