L’Aquila. Le voci di bilancio dei Comuni contenenti le tariffe che i cittadini pagano per i servizi pubblici sono lievitate dell’11,5% nel 2022. Senza interventi, non solo i costi dei servizi continueranno ad aumentare nel 2023, ma il rischio e’ che i Comuni ritocchino le imposte locali per far fronte agli aggravi di spesa dovuti al caro energia.
È quanto emerge da uno studio di Demoskopika che ha analizzato le entrate (tributarie ed extratributarie) e i pagamenti effettuati dai Comuni italiani per regione rilevati dal Siope, il sistema informativo sulle operazioni degli incassi e dei pagamenti degli enti pubblici che nasce dalla collaborazione tra la Ragioneria Generale dello Stato, la Banca d’Italia e l’Istat.
“I bilanci comunali sono fortemente condizionati dai maggiori pagamenti per onorare utenze e canoni per la fornitura di energia elettrica e gas”, commenta il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio. “E’ necessario ascoltare il grido di allarme dei sindaci perché, in caso contrario, i governi locali, con lo scopo di ricavare maggiori entrate per le casse comunali, potrebbero essere costretti, senza un corposo intervento calmierante dello Stato, ad aumentare tributi locali e tariffe dei servizi pubblici a domanda individuale o a tagliare alcuni servizi.
In altri termini si potrebbe generare un circuito forzato, dagli effetti imprevisti per poter garantire un volume di entrate tale da contribuire al funzionamento della macchina amministrativa e all’erogazione dei servizi”.
Per onorare utenze e canoni per la fornitura di energia elettrica e gas, i comuni italiani hanno speso ben 959milioni di euro in più: 3.038milioni di euro nel 2022 a fronte di pagamenti per 2.079 milioni di euro nei dodici mesi dell’anno precedente.
In particolare, l’ammontare dell’energia elettrica ha subìto una crescita di 732 milioni di euro (+45,4%) mentre la spesa per il gas è lievitata di 228milioni di euro (+48,7%). In altri termini, nell’anno appena trascorso, ogni comune italiano ha avuto mediamente maggiori esborsi per oltre 121mila euro: si va dai 292mila euro in media per i municipi dell’Emilia-Romagna ai quasi 18mila euro per gli enti comunali della Valle d’Aosta. Le situazioni più critiche a Bari con un rialzo della spesa del 216%, seguita dai municipi di Bologna e L’Aquila rispettivamente con il 165% e il 125%.
Sul versante opposto, i comuni “meno stangati” dal caro energia e gas si trovano in Valle d’Aosta, con spese maggiori per 18mila euro per comune, in Calabria con incrementi degli esborsi per 36mila euro e, infine, in Molise con pagamenti a rialzo pari a 40mila euro. Nelle principali città italiane c’e’ stato un incremento della spesa fino al 216% nel 2022, come e’ successo al comune di Bari che si è trovato costretto ad ascrivere in bilancio maggiori pagamenti per ben 11,8milioni di euro con una crescita pari al 216,5%. In termini di variazione percentuale, seguono Bologna con 19milioni di euro (+165%), L’Aquila con 3,2milioni di euro (+125,4%). Più che significativa, inoltre, anche l’impennata della spesa anche per Firenze con 8,1milioni di euro (+81,6%) e Milano con 38,7milioni di euro (+77,1%).