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Carl Borromaus Ruthart, il pittore diventato monaco celestino celebrato con una mostra a Danzica

Federico Falcone di Federico Falcone
20 Febbraio 2019
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L’Aquila. Una mostra internazionale ‘Natura e spiritualità’ celebra Carl Borromaus Ruthart, pittore che si fece monaco celestino, dal prossimo 27 febbraio fino al 31 maggio 2019 al Museo Nazionale di Danzica (Polonia), città natale del pittore: trenta dipinti tra bozzetti per il ciclo realizzato per la basilica di Santa Maria di Collemaggio dell’Aquila, ritratti di celestini, paesaggi e nature morte, restaurati per l’occasione grazie al concorso di associazioni e di fondi ministeriali, assieme a molti altri in prestito da diversi musei europei.

Ad annunciarlo il direttore del Polo Museale dell’Abruzzo, Lucia Arbace, tra i curatori della mostra. “Natura e spiritualità – spiega la Arbace – è un binomio che aderisce perfettamente a quei luoghi sparsi nell’intero pianeta capaci di suscitare ancora oggi reazioni emotive di particolare intensità.

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Tra questi, non pochi appartengono all’Abruzzo, una terra che parla da sola di immense risorse naturalistiche legate ad una geografia generosa e magica. Se si scava poi nella storia della regione negli ultimi secoli si riscontra che a questo stesso  binomio è strettamente collegato un fervore religioso di notevole spessore, stimolato dall’esigenza di dare una risposta di fede a condizioni di vita particolarmente aspre e difficili”.

“In una città profondamente laica – racconta la Arbace – nel 1630 un bambino figlio di un sarto fu battezzato con il nome di Carlo Borromeo, il santo che fu anima e guida della Controriforma, moralizzatore e tenace avversario degli eretici. Dopo anni di successi come pittore di quel genere amatissimo dagli aristocratici del seicento che furono denominate cacce, Carl Borromaus Ruthart si fece oblato e poi monaco celestino. Tracce importanti della sua lunga attività, di fede e di arte insieme sono custodite ancora oggi nel Museo Nazionale d’Abruzzo, provenienti in gran parte dal Monastero di Santa Maria di Collemaggio”.

La mostra celebra “un artista di grande valore, ammiratissimo e conteso dai collezionisti d’arte del suo tempo, assai apprezzato ancora oggi, il quale guadagnò la sua prima menzione ancora vivente nelle Memorie di viaggi per l’Europa cristiana del 1685: fu proprio l’abate Pacichelli, autorevole fonte contemporanea, a coniare l’epiteto di pittore ‘Celebre nelle cacce’ e a tramandare la sua provenienza dalla città di Danzica”.

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