Pescara. “Quest’oggi ci troviamo dinanzi al Pronto Soccorso di Pescara per un focus sulle criticità che riguardano in particolare l’unità operativa dedicata ai casi di emergenza-urgenza, ma che costituiscono in realtà una sintesi delle ragioni alla base della crisi del nostro sistema sanitario”, dichiara Blasioli.
“Nel Pronto Soccorso il paziente viene trattato e stabilizzato per poi imboccare una delle due strade previste: le dimissioni o il ricovero. In entrambi i casi la tempestività è fondamentale, eppure nel Pronto Soccorso di Pescara ci si è ormai assuefatti a tempi di attesa biblici che contrastano non solo con il buon senso ma anche con ogni protocollo medico. Infatti, per avere un posto letto un paziente dovrebbe attendere al massimo 12 ore, che è già un tempo considerevole, invece si sono registrati non pochi casi in cui decine di pazienti sono rimasti ammassati per giorni (qualcuno addirittura per settimane, precisamente trecento ore, al punto da essere dimesso senza nemmeno passare dal reparto) in ambienti non pensati per il ricovero e dotati di un solo bagno. Pazienti dislocati per giunta su barelle di fortuna, senza alcuna privacy, senza un campanello per poter chiamare gli infermieri, senza l’ossigeno accanto, senza travi testaletto, senza poter contare nemmeno sul conforto dei propri cari, dato che l’accesso a questi spazi improvvisati è limitato ad una sola ora alla sera, anche nel caso di persone di anziane e non autosufficienti. Condizioni che con ogni evidenza minano il diritto alla salute e finiscono anche per vanificare l’encomiabile abnegazione del personale sanitario, costretto a lavorare in un contesto caotico che metterebbe a dura prova perfino la lucidità di un robot”.
“Credo capiti a tutti i consiglieri regionali, non solo al sottoscritto, di ricevere a qualsiasi ora telefonate di familiari in apprensione per i propri cari che lamentano attese estenuanti, assistenza inadeguata e scene indegne”, prosegue Blasioli.
“È quanto mai necessario quindi porre rimedio ad un quadro che continua a peggiorare di anno in anno ed è sempre più prossimo al collasso. Con questa conferenza intendiamo richiamare l’attenzione del Governo regionale, del presidente Marsilio e dell’assessore Verì, sollecitando il loro intervento su quella serie di concause che determinano il sovraffollamento dei Pronto Soccorso e si ripercuotono su chi ci lavora”.
“In questi mesi abbiamo portato avanti una serie di interlocuzioni con dirigenti della Asl, primari, medici, infermieri, sindacati e singoli cittadini. Alcuni si sono limitati al racconto sommario delle odissee vissute nella struttura, altri sono entrati più nello specifico dilungandosi su limiti e criticità. Combinando le testimonianze raccolte con un’intensa attività di studio abbiamo realizzato un dossier corposo che presenteremo un po’ alla volta dinanzi al Pronto Soccorso, invocando la risoluzione delle problematiche via via trattate”, prosegue il rappresentante del PD.
“Qualcuno potrebbe obiettare che la situazione di Pronto Soccorso è critica in tutta Italia. È vero, per questo ci soffermeremo in particolare su quelle carenze che contraddistinguono la nostra Regione. Lo faremo con una serie di conferenze stampa sit-in volte ad esigere non solo il rispetto del diritto alla salute dei pazienti, ma anche quello della sicurezza sul lavoro per medici e personale sanitario, i quali non possono più essere bersaglio di insulti, minacce e azioni violente come si evince ormai dalle cronache giornaliere, poiché sono essi stessi vittime dei problemi che affliggono la sanità”
“Un Pronto Soccorso che non funziona è lo specchio di una sanità disorganizzata. Essendo il luogo in cui si affronta l’emergenza, nella struttura si convogliano inevitabilmente tutte le criticità del sistema, problemi che derivano spesso dalle scelte politiche della Giunta Marsilio, dalle scelte gestionali dei vertici da loro designati, o in qualche caso, come vedremo, dalle mancate scelte di questi soggetti o dai ritardi nell’attuazione delle decisioni adottate”.
“Il nostro è un lavoro privo di strumentalizzazioni, che intendiamo mettere a disposizione di tutti con spirito costruttivo, portato avanti non solo confrontandoci con i vari attori del sistema sanitario ma anche analizzando le linee guida nazionali contro il sovraffollamento, quelle regionali e quelle di questa Asl, su cui avremo tanto da dire”.
“Iniziamo da un dato. Nonostante abbia meno abitanti, la Provincia di Pescara registra lo stesso numero di accessi al Pronto Soccorso di quella di Chieti, dove però i pazienti possono scegliere tra i PS di Chieti, Vasto o Lanciano e Ortona, e tra questi ben tre sono dislocati all’interno di ospedali Dea di primo livello. Un quadro radicalmente diverso da quello della Provincia pescarese, dove, benché vengano accolti anche pazienti di altre province, il Santo Spirito è l’unica sede di Dea di primo livello, mentre Penne e Popoli sono ospedali di base, o almeno presunti tali, perché dal riconoscimento fatto nella rete ospedaliera (L.R. n. 60/2023) non è cambiato sostanzialmente nulla, anzi”.
“Qualche esempio numerico rende l’idea. Nei tre Pronto Soccorso pescaresi si sono ospitate fino a 160 persone. E’ il dato che viene fuori per esempio il 27 dicembre 2024. In totale stazionavano 160 persone nei Pronto Soccorso di Pescara, Penne e Popoli. Ieri sera 4 febbraio alle 22.30 erano ospitati 91 pazienti mentre nello stesso orario nella Asl di Chieti ma su 77 pazienti tra tutti i Pronto Soccorso e a Teramo erano 74 su tutti i Pronto Soccorso. Parliamo di province che hanno dai 4 agli 5 ospedali con Pronto Soccorso”.
“Entriamo ancor più nello specifico. Negli ultimi anni il numero di accessi annui registrato al Pronto Soccorso di Pescara ha subito una diminuzione, anche grazie al lavoro della Centrale Unica del 118 che smista meglio i pazienti in base alle attese e alle patologie. Si è passati da 104.000 accessi a circa 70.000, una flessione dovuta anche al grande lavoro compiuto dai Pronto Soccorso di Penne e Popoli, dove gli accessi sono passati rispettivamente da 5.000 a 16.000 e 14.850. Malgrado la mancanza di molte consulenze mediche a supporto delle diagnosi cliniche, è evidente che questi nosocomi svolgano un ruolo importante imprescindibile. Per questo, considerato l’affanno patito dal Pronto Soccorso di Pescara, sarebbe opportuno fare in modo che le prestazioni di Penne e Popoli vengano non solo preservate ma anche aumentate”.
“Occorrerebbe quindi operare delle scelte di efficientamento ma, stando a quanto rivelato dal manager Michitelli, ci sarebbero difficoltà legate alla prestazione presso altri Presidi dei medici assegnati a Pescara. Una difficoltà peraltro già prevista dall’art. 16 (mobilità interne) dell’Accordo Collettivo nazionale del 2004, secondo cui i medici possono essere spostati dalla loro sede di assegnazione solo per eventi contingenti e non prevedibili e solo per un massimo di un mese. E oltretutto i medici del Pronto Soccorso di Pescara non possono essere mandati a coprire i turni a Penne e Popoli perché ormai gli organici di quei Pronto Soccorso sono strutturalmente carenti”.
“Ora, dato che questa norma che cita il manager è presente anche nel vecchio Accordo collettivo nazionale, dalla Giunta Marsilio, in questi sei anni, ci saremmo aspettati ben altro, e in particolare l’indizione di concorsi finalizzati all’assunzione di personale per i Pronto Soccorso di questi due ospedali, anche considerato l’enorme supporto offerto al Santo Spirito2.
“L’ultima recentissima delibera della Asl di Pescara, la n. 105 del 29 gennaio 2025, prende atto dell’esito negativo dell’avviso, per titoli e colloquio, per l’assunzione a tempo determinato di Dirigenti medici del Dipartimento di emergenza-urgenza dei presidi ospedalieri di Penne e Popoli. Possibile che dopo sei anni di governo, a fronte dell’estrema penuria di medici e a seguito della preoccupazione espressa dal manager Michitelli, si stia ancora procedendo per avvisi a tempo determinato? Quanto tempo ancora dovremo attendere prima dell’indizione di un concorso a tempo indeterminato che risulterebbe indubbiamente più attrattivo? Nel frattempo Penne continua a reggersi su 5 medici che coprono a fatica i tre turni giornalieri (uno di questi è un medico pensionato assunto il 1 febbraio ed esonerato dai turni notturni), mentre Popoli può fare affidamento su soli tre medici di ruolo più qualche co-co-co a gettone, senza contare che per entrambi abbiamo ancora dei facenti funzione e non si intravede l’assegnazione dell’incarico per la direzione della UOSD”, conclude Blasioli.