L’Aquila. Mauro Nardella, componente della segreteria nazionale del sindacato di Polizia Penitenziaria Cnpp-Spp, esprime forte preoccupazione sulle soluzioni proposte dal Ministro della Giustizia Nordio per il sovraffollamento delle carceri italiane. Secondo Nardella, le misure annunciate, come la deflazione di 10.000 detenuti, rischiano di essere solo “pannicelli caldi” e non risolveranno il problema, che anzi potrebbe peggiorare, portando il sovraffollamento dal 134,3% attuale al 160%.
“Il governo non ha una strategia chiara” afferma Nardella, “e il Ministro Nordio non sembra deciso su quale progetto puntare. Idee come costruire nuove carceri o trasferire tossicodipendenti in comunità e stranieri nei paesi d’origine sono utopiche nel breve periodo. Inoltre, il ricorso alle misure alternative è una prerogativa della magistratura di sorveglianza, non una decisione governativa.”
Nardella sottolinea come il sovraffollamento sia aumentato dall’insediamento dell’attuale Governo, passando dal 107% al 134,7%, con un trend in crescita costante. “Le sofferenze di detenuti e personale carcerario non si risolvono con spot o proposte superficiali. Serve altro.”
Il sindacalista indica come unica soluzione immediatamente percorribile il decreto legge Giachetti, che prevede un sistema di premialità per i detenuti con buona condotta, aumentando da 45 a 60 o 75 giorni la liberazione anticipata per semestre: “questa misura, basata sulla legge Gozzini, è l’unica che potrebbe ridurre rapidamente la pressione sulle carceri, riconoscendo il merito a chi si impegna seriamente nel percorso di rieducazione.”
Nardella aggiunge che, senza l’apertura di nuovi istituti penitenziari e l’assunzione di 18.000 agenti penitenziari, non sarà possibile risolvere il problema del sovraffollamento, che attualmente conta oltre 13.000 detenuti in eccesso.
Infine, Nardella esprime solidarietà ai colleghi poliziotti penitenziari, migliaia dei quali ogni anno subiscono aggressioni, citando l’ultimo grave episodio al carcere di Pescara: “molti dei responsabili di tali violenze dovrebbero essere in strutture psichiatriche dedicate, come le REMS, non in carcere.”