L’Aquila. “Qualche giorno fa sono stato sul Gran Sasso e anche questa volta, come le altre volte, non sono riuscito a godermi appieno l’annuale escursione in questa zona d’Abruzzo. Tralasciando i soliti discorsi del sovraffollamento, dell’eccessivo traffico (controllando i valori di pm10 di Campo Imperatore, il giorno 17 agosto risultavano essere abbastanza elevati), dell’ignoranza delle regole basilari per stare in montagna, un aspetto mi ha colpito particolarmente questa volta: la leggerezza con cui si frequentano questi luoghi”. Questa la denuncia di Mario Puglielli, un collaboratore del Parco Nazionale della Maiella che è solito fare escursioni nella zona di Campo Imperatore.
“L’immagine è emblematica”, spiega l’escursionista sulla sua pagina Facebook, “due signore di età medio-alta di ritorno presumibilmente dal rifugio Duca degli Abruzzi (per non pensare peggio), l’una con i mocassini platino (che fai, non te lo metti un indumento che si nota in caso di necessità?!) e l’altra con le scarpette da ginnastica; entrambe prive di un abbigliamento adeguato e con un passo che definire insicuro significherebbe utilizzare un eufemismo. Attenzione. Non sono un esperto alla Messner o alla Bonatti, né tanto meno sono un professionista della montagna, ma ci sono delle considerazioni basiche che sono in grado di fare. 1. Tutta la catena del Gran Sasso, a causa di una vera e propria pubblicità ingannevole, è diventata negli ultimi 10 anni un coacervo di approssimativi, causando danni a sé stessi e agli altri perché se i soccorsi devono andare a recuperare chi sul Gran Sasso va in pantofole, fanno difficoltà a recuperare contemporaneamente chi rimane appeso (esempio) ad una fune lungo una ferrata. 2. Quella è diventata una terra di nessuno: sono pronti a spennarti €5 per il parcheggio o per la seggiovia, ma quando si tratta di controllare chi si avventura per quelle pietraie senza avere l’attrezzatura adeguata non c’è nessuno. 3. Le normali regole da rispettare all’interno di un Parco vengono tranquillamente contravvenute: droni e aquiloni (ho visto anche questi e li ho visti anche cadere in picchiata a causa del forte vento col rischio di colpire qualche escursionista) come se fossero parte integrante dell’avifauna locale, rifiuti abbandonati tranquillamente lungo i sentieri (tanto ci sono i fessi che raccolgono anche quelli altrui), passaggi al di fuori dei sentieri facendo cadere sassi su percorsi segnati a rischio di beccare qualcuno, cani senza guinzaglio in zone frequentante dal camoscio (per dirne uno), ecc. Il 17 agosto (ma penso che ormai quella sia la routine) l’elicottero di quei Santi del Soccorso Alpino ha fatto almeno per tre volte la spola da Campo Imperatore a circa metà del sentiero per il Duca degli Abruzzi (chi conosce sa cosa significa)”.
“Per concludere, perché l’ho fatta troppo lunga, non si può mantenere un ecosistema in quelle condizioni, ma ancor di più non si possono mantenere enti preposti per svolgere le attività di controllo, tutela e salvaguardia del territorio e dell’ambiente quando queste attività non vengono svolte e la critica del ma putemm fa lu turism! fatta nei confronti di chi, invece, queste attività le svolge, non regge minimamente perché i problemi non si risolvono/prevengono solo quando si verificano a ridosso delle nostre abitazioni, i problemi si risolvono/prevengono anche in montagna, al mare e ovunque. Non si campa solo di nulla osta per il taglio di legname”, conclude Mario Puglielli.


