Campli. La tela settecentesca con l’immagine di San Pancrazio, che tiene in mano un modellino della cittadina farnese, sarà visibile fino al 12 maggio presso la cattedrale di Santa Maria in Platea, giorno in cui si celebrerà la ricorrenza del Santo Martire della Chiesa Cattolica, protettore di Campli, uno dei Borghi più belli d’Italia.
Il quadro, recentemente restaurato per conto dell’Associazione Memoria & Progetto dallo Studio di restauri Valentina Muzii, è stato donato alla Chiesa cattedrale di Campli dall’associazione camplese durante una cerimonia che si è tenuta al termine della Santa Messa domenica 8 maggio alla presenza del parroco di Campli, don Massimo Balloni.
Il dipinto, che era stato donato dall’avvocato Nicola Palma all’Associazione Memoria & Progetto Onlus, attiva nella valorizzazione e tutela del patrimonio artistico della città farnese, faceva parte della collezione privata della famiglia Palma, e rappresenta una straordinaria testimonianza storica sia della Campli del XVIII secolo sia del culto per il martire della chiesa cattolica, che venne istituito nel 1700 dal vescovo di Campli-Ortona Giovanni Vespoli Casanatte. «Si tratta di una rarissima immagine che può essere datata presumibilmente nella prima metà del ‘700» spiega Roberto Ricci, presidente dell’Associazione Memoria & Progetto e deputato abruzzese di Storia Patria. «Un indizio per una possibile datazione della tela» continua Ricci «è rappresentato certamente dal particolare della facciata della nostra cattedrale, raffigurata con l’antico portale di pietra scolpita in stile romanico-gotico, che venne poi completamente rifatto nel 1793 da Giovanni Fontana da Penne. «Ringraziamo don Massimo Balloni» conclude Ricci «per aver accettato questa donazione, che permette a tutta la nostra comunità di poter riappropriarsi e ammirare di nuovo un pezzo della nostra storia».
La tela di San Pancrazio, spiega infine la restauratrice Valentina Muzii «è realizzato ad olio su tela da artista ignoto nella prima metà del ‘700, e pare sia stato commissionato da Donna Maria Aurora Genoini, come lascia supporre una preziosa iscrizione sul fronte dell’opera che è stata riscoperta dopo l’intervento di restauro».