Avezzano. Presa a calci mentre era al quinto mese di gravidanza e tenuta sotto scacco con un fucile ad aria compressa puntato contro mentre teneva la figlia piccola in braccio. Ora il tribunale di Avezzano ha emesso una sentenza di condanna nei confronti del compagno, E.F., riconosciuto colpevole di maltrattamenti in famiglia aggravati dalla presenza di figli minori. L’uomo è stato condannato a 4 anni di reclusione e al pagamento di una provvisionale di 8.000 euro in favore della parte
Un verdetto che mette la parola fine ad una vicenda che ha scosso la comunità locale. Le violenze subite dalla donna, descritte in modo dettagliato durante il processo, hanno dipinto un quadro agghiacciante di una vita familiare segnata dalla paura e dalla sofferenza. Le violenze, perpetrate in numerose occasioni e spesso alla presenza dei figli piccoli, hanno lasciato profonde ferite nella vittima. La donna, costituitasi parte civile, ha raccontato con coraggio gli episodi di violenza fisica e psicologica subiti, descrivendo momenti di terrore in cui è stata afferrata per il collo, malmenata e minacciata con un’arma.
Particolarmente sconvolgente l’episodio in cui l’uomo, dopo averla malmenata, le ha puntato un fucile ad aria compressa, minacciando di sparare mentre teneva in braccio la figlia piccola. Un altro episodio agghiacciante è quello in cui la donna, al quinto mese di gravidanza, è stata picchiata con schiaffi, calci e pugni. Il tribunale di Avezzano, presieduto dal giudice Marianna Minotti, ha accolto le richieste della parte civile, difesa dall’avvocato Alessandro Marcangeli, ritenendo le prove raccolte sufficienti a dimostrare la colpevolezza dell’ex compagno. L’imputato, difeso dall’avvocato Sara De Santis, è stato condannato a una pena severa, che tiene conto della gravità dei fatti commessi e del danno psicologico subito dalla vittima. La sentenza emessa dal tribunale di Avezzano invia un messaggio chiaro e forte: la violenza sulle donne non sarà tollerata. È un segnale importante per tutte le persone che spesso faticano a denunciare le violenze subite.