Maiella. Sarà una sorta di avventurosa “caccia al tesoro” nella storia quella che tenterà nei prossimi giorni il team del Macr, il Maiella Air Crash Research (un acronimo che richiama quello dei report sugli equipaggi dispersi), che da anni rintraccia e documenta i resti degli aerei caduti durante la seconda guerra mondiale sulle vette del massiccio appenninico abruzzese.
Obiettivo della spedizione di quest’anno, in collaborazione con il Parco Nazionale della Maiella e il Reparto di Pescara del Raggruppamento Carabinieri Biodiversità, sono i rottami di un misterioso e gigantesco bombardiere B-17 americano. I B-17, soprannominati “Fortezze volanti”, erano tra i più temibili velivoli della flotta Usa: in grado di percorrere lunghe tratte con un enorme carico di bombe e armatissimi per difendersi dagli attacchi aerei. Sulle vertiginose e biancheggianti pietraie della Maiella, a 2.400 metri di quota, spiccano come monoliti arrugginiti i due carrelli e i quattro motori radiali (Wright R-1820 Cyclone a 9 cilindri). Il resto del gigantesco aereo fu smontato pezzo a pezzo e portato via con ripetuti e perigliosi viaggi a dorso di mulo dagli abitanti dei paesi alle pendici della montagna, i “recuperatori”, per sfruttare quel preziosissimo materiale aeronautico nei tempi grami del dopoguerra.
Ma tra le balze rocciose, regno dei camosci e delle stelle alpine, sono rimasti una miriade di piccoli frammenti che si sono sparsi al momento del terribile impatto contro la montagna, del quale non si conoscono né la data né le cause, anche se tra le possibilità si pensa ad un abbattimento da parte del nemico, un inconveniente tecnico, il maltempo o un errore di quota. Tra questi “pezzetti” il team del Macr cercherà di individuare un dettaglio – un numero, una matricola – che possa permettere di identificare con precisione il B-17 “fantasma”. Sono stati gli stessi dipartimenti storici dell’Aeronautica militare americana a chiedere un aiuto ai ricercatori italiani per tentare di fare luce sul mistero di questo velivolo scomparso senza lasciare traccia. “Studiando la documentazione di archivio disponibile – spiega Lorenzo Grassi, componente del Macr – avevamo ipotizzato che il bombardiere fosse stato abbattuto dal giovane pilota della Regia Aeronautica Luigi Gorrini, destinato a diventare uno dei più celebri assi dell’Aviazione italiana, in un epico scontro aereo avvenuto nel giorno del raid degli Alleati sulla stazione di Sulmona, il 27 agosto 1943, che provocò oltre 150 morti e mille feriti. Ma un cimelio spuntato fuori dalle pietraie ha cambiato le carte in tavola. Solo di recente, infatti, abbiamo appreso che una trentina di anni fa un escursionista, Marco Sinni, aveva trovato in zona una campanellina portafortuna di Capri: veniva data come augurio agli equipaggi dei bombardieri Alleati ospitati per brevi periodi di riposo in un campo allestito sull’isola nel Golfo di Napoli”. Sulla campanellina c’è la data del 1944. Quindi la storia è da rivedere e il mistero si infittisce. Ci vorrà però un vero colpo di fortuna (e condizioni meteo favorevoli, che non costringano a rinviare il sopralluogo in quota) per consentire ai ricercatori del Macr di trovare il pezzetto giusto – un vero ago in un pagliaio – sui ripidi ghiaioni che si estendono per centinaia e centinaia di metri. Una flebile traccia della memoria che possa permettere di dare un nome alla “Fortezza volante” e di ricostruire il destino del suo equipaggio. Intanto i ricercatori del Macr lanciano un doppio appello: il primo agli anziani che abitano nei paesi alle pendici della Maiella – in particolare Caramanico Terme e le sue frazioni – che possono avere ricordi diretti e informazioni sulla caduta del B-17 e sul suo successivo smontaggio. Il secondo appello è rivolto invece ad alpinisti ed escursionisti che si siano imbattuti in passato in pezzi dell’aereo che potrebbero tornare utili per la sua identificazione. L’invito è a prendere contatto con il Macr (email [email protected]) inviando eventuali notizie e fotografie.