L’Aquila. La Conferenza Stato Regioni, chiamata ad esprimersi sull’abbattimento del lupo, si riunirà oggi pomeriggio a Roma. A votare il ‘Piano per la conservazione dei lupi’ saranno il Ministero dell’Ambiente e i rappresentanti delle giunte regionali. Il Piano, elaborato da Ispra e una settantina di esperti, prevede monitoraggio della popolazione, campagne di informazione sui sistemi di prevenzione naturali (cani pastori, rifugi, recinti elettrificati), gestione dei pascoli, lotta agli incroci con i cani, rimborsi più rapidi. Come misura estrema, prevede anche un abbattimento controllato (ovvero la riapertura della caccia, proibita dal 1971) fino al 5% della popolazione complessiva in Italia. La possibilità di riaprire la caccia al lupo, se pur con delle limitazioni, ha suscitato l’insorgere delle associazioni ambientaliste e animaliste che chiedono a gran voce di eliminare la possibilità degli abbattimenti controllati fino al 5% degli esemplari. Alcune amministrazioni regionali, dopo un primo ok tecnico il 24 gennaio scorso, di fronte alle proteste hanno fatto marcia indietro sulle uccisioni. A Lazio e Puglia, contrarie da subito, si è aggiunto l’Abruzzo, mentre Friuli, Veneto, Piemonte, Liguria e Campania, in varia misura, hanno chiesto un ripensamento. Mentre il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, continua a difendere il provvedimento. Non si può quindi escludere che la Conferenza approvi il piano senza l’abbattimento. La misura potrebbe essere stralciata e ridiscussa in seguito, oppure lasciata definitivamente cadere.
Questi predatori si sono moltiplicati negli ultimi anni. Oggi sono stimati oltre un centinaio sulle Alpi e 1.000/2.000 esemplari in Appennino. Il problema è che gli allevatori non sono più abituati alla loro presenza, e lasciano pascolare gli animali allo stato brado. E’ così che i lupi attaccano il bestiame creando danni economici. Per il ministro Galletti, senza questo intervento controllato, gli allevatori finirebbero per risolvere il problema da soli, col bracconaggio. Per gli ambientalisti, invece, gli abbattimenti non risolvono il problema, ma anzi lo aggravano. Secondo il Wwf, i lupi in branco preferiscono cacciare animali selvatici, cinghiali e caprioli. Solo i singoli puntano al bestiame. Gli abbattimenti destrutturano i branchi e creano “lupi solitari” che cercano prede facili. La soluzione al problema al loro avviso è tornare ai tempi antichi: stalle, recinti e “robusti” cani pastore. “Con la risposta positiva di numerosi governatori all’appello del WWF, che chiedeva l’approvazione del Piano senza abbattimenti legali, si apre uno spiraglio per salvare il lupo. Il WWF chiede, inoltre, che siano garantite dal ministero dell’Ambiente e dalle Regioni le risorse finanziarie necessarie per attuare le altre 21 azioni previste dal Piano per la prevenzione e il risarcimento dei danni alla zootecnia, per promuovere studi e ricerche indispensabili per una stima attendibile sul numero e distribuzione della specie nel nostro Paese e per azioni efficaci di contrasto del randagismo canino e del fenomeno dell’ibridazione cane-lupo. Il nostro obiettivo è che il lupo continui ad essere una specie protetta”.