L’Aquila. Il famigerato buco nel cranio di Celestino V, che per secoli ha alimentato le congetture di fedeli ed appassionati di storia sulla ipotesi di un omicidio del Papa del Gran Rifiuto, è stato causato post mortem da un corpo appuntito, probabilmente nel corso delle varie traslazioni della salma, che ora è tornata nella Basilica di Collemaggio all’Aquila: a questo risultato è giunto lo studio scientifico effettuato dal professor Luca Ventura, paleopatologo dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila, sui resti scheletrici di Pietro da Morrone.
Il saggio del paleopatologo aquilano è apparso sulla prestigiosa rivista internazionale “Forensic Science, Medicine, and Pathology” edita da Springer Nature.
I messaggi di pace, fraternità e riconciliazione lanciati da Celestino V ispirano dal 1294 la Perdonanza Celestiniana, evento storico-religioso che si celebra ogni anno all’Aquila, negli ultimi decenni nella ultima settima di agosto, riconosciuto recentemente come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità da parte dell’Unesco.
Il contributo scientifico su Celestino V trae origine dalla ricognizione canonica effettuata sul Sacro Corpo nel 2013. Nell’articolo, redatto in inglese e sottoposto a valutazione paritaria prima della definitiva accettazione da parte del comitato editoriale, il professor Ventura, paleopatologo di fama internazionale impegnato da anni nello studio dei corpi di Santi e Beati nelle regioni del Centro Italia e perito medico della Sacra Lipsanoteca dell’Arcidiocesi Aquilana, illustra l’esame del famoso foro sul cranio secondo un approccio medico-legale.
“Il foro rettangolare di nove millimetri per cinque – spiega Ventura, il quale, oltre a San Pietro Celestino, ha curato le Ricognizioni Canoniche di circa 15 tra Beati e Santi della Chiesa Cattolica – è localizzato nella regione frontale sinistra, a quattro centimetri dal margine orbitario. Le caratteristiche macroscopiche della lesione consentono di escludere che sia stata prodotta in vita o sul cadavere. Essa rappresenta ciò che tecnicamente definiamo ‘pseudopatologia’ ed è stata prodotta sull’osso scheletrizzato mediante un corpo rigido appuntito proveniente dall’esterno. Ciò può essersi verificato, con ogni probabilità, durante una delle traslazioni o profanazioni subite dalle Reliquie. Il buco sul cranio di San Pietro Celestino ha alimentato a lungo i pettegolezzi sul suo assassinio perpetrato da Bonifacio VIII, ma quando
fu prodotto Pietro da Morrone non era più vivo da tempo”.
“L’occasione di pubblicare in lingua inglese su una rivista scientifica internazionale – continua l’anatomopatologo – è apparsa propizia anche per divulgare il nostro patrimonio culturale e spirituale. Nel testo ho inserito numerosi riferimenti alle travagliate vicende terrene di Pietro da Morrone e dei suoi resti mortali. Dalla magistrale rappresentazione che fa Ignazio Silone nella sua opera ‘L’Avventura di un Povero Cristiano’ al prestigioso riconoscimento della Perdonanza Celestiniana, evento storico-religioso istituito proprio da Papa Celestino V nel 1294 che si celebra ogni anno all’Aquila proprio da quella data, come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità da parte dell’Unesco”. I risultati dello studio assumono la dignità di pubblicazione scientifica su rivista internazionale. Moltissimi sono gli studiosi che negli ultimi decenni hanno scritto di San Pietro Celestino, ma nessun contributo ha mai affrontato da un punto di vista rigorosamente scientifico la vicenda del foro sul cranio.