Teramo. Una bambina di sette anni è affetta da una grave malformazione cerebrale che non le consente di parlare, di camminare, di nutrirsi. Secondo i genitori la patologia poteva essere diagnostica in fase prenatale già ala secondo mese di gravidanza quando avrebbero potuto fare delle scelte. Come riporta Il Centro la famiglia ha citato per danni la Asl teramana chiedendo sei milioni di euro di risarcimento. Nell’atto di citazione i genitori sostengono come i primi segni dell’esistenza della malattia fossero evidenti già durante un esame prenatale che però, accusa la famiglia, il ginecologo dell’Asl non avrebbe riconosciuto come tali. La prima udienza è fissata per il 19 luglio. Secondo il consulente tecnico, così si legge nella sua relazione, «il non aver identificato l’assenza del cavo del setto nasale pellucido, indicatore indiretto dell’agenesia del corpo calloso all’ecografia del secondo trimestre non ha consentito di porre il sospetto della presenza di una malformazione cerebrale del feto. Qualora questa fosse stata anche solo sospettata si sarebbe potuto procedere ad effettuare indagini ulteriori e più specifiche che avrebbero con certezza consentito una precoce diagnosi della malformazione cerebrale». E ancora: «Il medico che ha effettuato l’esame ecografico del secondo trimestre avrebbe dovuto e potuto osservare l’assenza del cavo del setto pellucido che è un segno indiretto dell’agenesia del corpo calloso». Il danno richiesto è di natura patrimoniale perchè la bambina avrà necessità di cure, assistenza specialistica e mantenimento per tutta la vita. Ma non solo. I coniugi chiedono anche il riconoscimento del danno morale perchè le loro vite sono state stravolte.