
Teramo. Una richiesta, forte, a Banca popolare di Bari, a tornare sui propri passi in merito al piano di razionalizzazione degli sportelli sul territorio, che in Abruzzo prevede la chiusura di 33 unità. E’ quella che arriva dal presidente Anci Abruzzo e sindaco di Teramo Gianguido D’Alberto, che proprio in vista dell’attuazione del piano di razionalizzazione torna a sollecitare un cambio di prospettiva da parte dell’istituto di credito. “In alternativa, se proprio la banca ha deciso di uscire dal territorio – dichiara D’Alberto – facilitasse il passaggio di questi presidi ad altri istituti di credito. Noi abbiamo piena consapevolezza del fatto che oggi la presenza sul territorio delle banche è molto diversa, molto digitalizzata, ma ci sono situazioni in cui lo sportello bancario rappresenta davvero l’unico presidio”.
L’intervento arriva dopo che ad agosto D’Alberto, proprio in qualità di preside Anci, aveva inviato una lettera aperta ai vertici della Banca oltre che al presidente del consiglio Mario Draghi, al ministro per lo sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e al ministro per il Sud e la coesione territoriale Mara Carfagna e ad altre istituzioni locali e nazionali in cui si ribadiva la contrarietà ad un piano che per D’Alberto e i sindaci abruzzesi penalizzerebbe soprattutto la rete di filiali e agenzie del territorio regionale. Lettera alla quale a settembre l’amministratore delegato della Popolare di Bari Giampiero Bergami ha risposto confermando di non poter rinunciare alla chiusura delle filiali per ragioni di economicità m a ribadendo l’impegno dell’istituto di credito per lo sviluppo del territorio regionale.
“Nella nostra interlocuzione con il Cda e il presidente della Popolare di Bari avevamo chiesto, superata la prima fase gestita dai commissari, che ci fosse una considerazione della quota Banca Tercas-Banca Caripe completamente diverso rispetto al passato – ha detto D’Alberto – in quanto la quota di filiali più importanti è quella abruzzese, e anche per la forte fidelizzazione sul territorio. La logica di intervento sull’Abruzzo non può essere dettata solo ed esclusivamente dai chilometri, dai bacini”.