Pescara. Almeno l’80 per cento dei balneari abruzzesi ha tenuto chiusi gli ombrelloni per due ore questa mattina, in segno di protesta contro il governo Meloni e il “mancato impegno” nell’individuare regole certe e uniformi nel processo di riassegnazione delle concessioni demaniali imposto dalla direttiva europea Bolkestein.
Adesioni quasi nella totalità dei lidi della Costa dei Trabocchi, altissime nel Pescarese (sfiorato il 100% a Montesilvano), alta, ma inferiore al resto della regione, nel Teramano. Questo, secondo i dati forniti da Riccardo Padovano, presidente regionale della Sib-Confcommercio, associazione di categoria in prima fila nell’organizzazione dello sciopero. “Iniziativa riuscitissima, al nostro fianco si sono schierati anche gli alberghi che hanno concessioni sulla spiaggia. Con noi anche i nostri clienti storici. Volevamo farci ascoltare e il tema è finito sui tavoli di discussione. Abbiamo quindi deciso di annullare la protesta di quattro ore del 19 agosto e quella di otto prevista per il 29. Chiediamo ora alla maggioranza di governo di assumersi la responsabilità”. Spiega Giuseppe Susi della Fiba-Confesercenti, imprenditore a Torino di Sangro: “Apprezziamo l’impegno della Regione Abruzzo sulla questione, ma serve una risposta nazionale. Il governo deve dire se è d’accordo o meno con il fatto che i grandi gruppi imprenditoriali e le multinazionali prendano il posto delle famiglie che gestiscono da sempre queste strutture”. Entro fine anno, infatti, le concessioni andranno all’asta.
Quello che gli imprenditori del settore lamentano è l’assenza di criteri unici per tutte le località, dato che manca una norma nazionale. In particolare sulla questione degli indennizzi, che i balneari chiedono adeguati ai loro investimenti e alla loro storia. “Abbiamo protestato fino alle 9.30 del mattino. Nonostante l’orario faceva comunque molto caldo: per questo abbiamo deciso di garantire il servizio ad anziani e bambini. Non ci sono stati disagi” continua Susi. Non tutti, però, erano d’accordo con la protesta. Come Carlo Dezi, vertice dei balneari di Tortoreto e vicepresidente regionale della Confartigianato imprese demaniali: “Occorre ben altro, la protesta non doveva coinvolgere i nostri clienti in un periodo cruciale della stagione in cui l’intero comparto turistico conta su di noi. Tutto il turismo doveva fermarsi per una settimana, magari in un altro periodo. Perché il problema è grave: noi non abbiamo alcuna certezza sul futuro delle nostre attività”.