Chieti. “Riteniamo che si debba discutere del settore automotive in Provincia di Chieti e lo si debba fare in fretta. Per tali ragioni, come Cgil Chieti, attiveremo iniziative pubbliche di dibattito e confronto nel territorio sul settore, invitando i decisori istituzionali a muoversi nell’interesse della nostra realtà provinciale”. Ha dichiarato Franco Spina, Segretario Generale Cgil Chieti.
“Sul fronte sociale ed economico, è noto che il settore dell’automotive rappresenta nella provincia di Chieti un settore strategico.
Se guardiamo i numeri diffusi dall’ultimo rapporto 2023 del polo innovazione auto motive, si evince che, dei 23 mila occupati in Abruzzo, ben 20 mila sono concentrati nella nostra Provincia per un valore sulla bilancia dell’esportazione regionale che vale il 48% del totale con una produzione di PIL pari al 13% e un fatturato di 3,5 miliardi di euro.
Ma occorre evidenziare che dal 2019 ad oggi già abbiamo assistito ad una flessione da considerarsi preoccupante. Abbiamo perso 2 mila occupati nel settore, perso il 7 % di valore dell’export e ridotto di 2 punti percentuali il valore del PIL.
Quando parliamo di auto motive occorre precisare che non esistono solo aziende multinazionali, ma un complesso di imprese piccole,spesso artigiane che negli anni si sono specializzate in produzioni di qualità fatta da lavoratori qualificati.
Nonostante questi numeri odierni e in continua decrescita rispetto al passato, la vera preoccupazione risiede nel constatare che manca quasi del tutto una strategia nazionale e regionale che tenga conto della riconversione che l’intero settore sta attraversando a livello mondiale ed europeo. Le conseguenze sarebbero devastanti per imprese, lavoratori e il territorio. Sembra che ci sia un attendismo generalizzato che non riscontriamo però negli altri Paesi sia Europei sia Asiatici.
Come CGIL siamo convinti che occorra impostare tutti un lavoro serio e predisporre ogni azione che ci consenta di agganciare la transizione ecologica, salvaguardare la produzione e puntare sulla ricerca e l’innovazione .
Continuare a dire che va tutto bene, non è la strada giusta, basti guardare a cosa sta avvenendo anche in queste settimane in aziende che fanno i conti con procedimenti di riduzione della forza lavoro per dire che così tranquilli non si può stare.
In Paesi come la Francia, la Germania, la Polonia, l’Ungheria, L’Algeria ecc. ecc., si discute e si interviene oggi con programmazioni ed azioni che puntano alla riconversione, al potenziamento e alla ricerca, alla costruzione o riconversione di intere aziende. Il quasi silenzio che si sente in Italia e nel nostro territorio, ci preoccupa e non poco.
La CGIL è convinta che serve una programmazione attenta ed un utilizzo delle risorse adeguate per sostenere la riconversione delle imprese e salvaguardare i lavoratori con strumenti eccezionali da utilizzarsi all’occorrenza come sostegno al reddito in attesa di ricollocazione.
Serve un piano di sviluppo regionale e territoriale con un adeguato piano industriale, occorre individuare filiere strategiche, potenziare la logistica, le infrastrutture, adeguare le competenze . Serve quindi utilizzare e coordinare a pieno i vari strumenti di finanziamento a partire dalla nuova programmazione 21/27, PNNR, ZES, CIS, Aree di crisi ecc.”.