Atessa. “Il tempo delle scelte è adesso”: con queste parole il sindaco di Atessa, Giulio Borrelli, ha chiuso il panel “Crisi e prospettive dell’automotive”, che si è svolto ieri nell’ambito di Val di Sangro Expo’. Un incontro molto partecipato, con sala gremita di lavoratori metalmeccanici, e che ha visto confrontarsi rappresentanti istituzionali, accademici e sindacali sul futuro di un comparto che, senza interventi mirati, rischia di perdere competitività.
Il dibattito si è aperto con la fotografia della crisi dello stabilimento Stellantis di Atessa: 1.600 lavoratori in meno dal 2021 e un calo produttivo da 310mila a 192mila furgoni nel 2024, pur restando il sito più solido del gruppo in Italia.
Secondo il sindaco Borrelli, le cause vanno ricercate “nei limiti del Green Deal europeo, nella concorrenza cinese, contro cui con l’elettrico abbiamo già perso, e nelle scelte industriali dei grandi gruppi”.
Tra i relatori, collegato da remoto, Carlo Calenda ha parlato di “deindustrializzazione mascherata” e di “management disastroso”, accusando Stellantis di aver spostato investimenti all’estero.
Dal fronte sindacale, Samuele Lodi (Fiom) ha sottolineato che “parlare di automotive in Italia significa parlare di Stellantis, che 20 anni fa era il secondo produttore europeo e oggi è l’ottavo. La responsabilità del disinvestimento progressivo è dell’azienda”.
Per Rocco Palombella (Uilm), la transizione elettrica ha creato un “effetto panico”: “Se una Fiat 500 elettrica costa 30mila euro e in Cina ne vendono a 5mila, chi se la può permettere? Gli incentivi non bastano se i salari restano bassi”.
Più dura anche la posizione di Stefano Boschini (Fim Cisl): “L’Ue avrebbe dovuto introdurre gradualità. Il piano Tavares è fallito: oggi gran parte degli stabilimenti sono fermi e il costo dell’energia ha bloccato la gigafactory di Termoli”.
Accanto alle critiche, non sono mancate le proposte. Paola Inverardi (Gssi) ha richiamato alla necessità di investire in ricerca e innovazione, mentre Daniela Di Pancrazio (Confindustria Abruzzo) ha ribadito che “il capitale umano è il vero motore: la transizione non va subita ma governata”.
Sul fronte politico, Lorenzo Sospiri, presidente del Consiglio regionale, ha evidenziato che “la vertenza automotive non è solo abruzzese ma europea. Il Green Deal, così impostato, è un suicidio industriale”.
Infine, Luigi Galante, per anni alla guida della ex Sevel, ha avvertito: “Il Green Deal sembra fatto per ridurre la produzione e distruggere occupazione. Se non si interviene sulle regole, la ripresa non ci sarà”.
Un allarme condiviso da tutti i partecipanti e che, dal cuore della Val di Sangro, si rivolge direttamente al Governo e all’Europa.