L’Aquila. Percorsi di carriera, premialità e aumenti per i medici che lavorano nei reparti di ‘prima linea’ come i Pronto soccorso, ma anche misure di defiscalizzazione, incremento delle tariffe orarie delle prestazioni aggiuntive finalizzate alla riduzione delle liste di attesa e stretta sui medici a gettone.
Sono alcune delle misure per fare fronte alla carenza di personale sanitario che, ha annunciato il
ministro della Salute Orazio Schillaci, si concretizzeranno in un provvedimento di legge già prima dell’Estate.
Misure fortemente attese dalla categoria, mentre l’Oms-Europa avverte: la crisi del personale sanitario ormai
“non è più una minaccia incombente ma è qui e ora”. Anche in Italia, la carenza di medici ed infermieri, ha
spiegato Schillaci al question time alla Camera, è “una vera e propria emergenza del personale sanitario”.
Per affrontarla, sono appunto in cantiere nuove proposte normative che, ha precisato il ministro, “intendo adottare prima dell’inizio dell’estate”. “Assicurare il potenziamento delle risorse umane nei servizi di emergenza
urgenza, da un lato, e, dall’altro, disincentivare il ricorso alle forme di esternalizzazione dei servizi sanitari che
si traduce in un impiego a carattere saltuario e precario di professionisti sanitari da parte delle aziende”.
L’impegno di Schillaci è inoltre finalizzato alla “messa in campo di tempestive e rilevanti misure, anche di
natura finanziaria, per rinnovare e incentivare l’interesse verso il Ssn, da parte di tutti i professionisti sanitari”.
In particolare, ha annunciato, “stiamo studiando la possibilità di un incremento delle tariffe orarie delle
prestazioni aggiuntive, soprattutto riguardo alle ulteriori prestazioni richieste per l’abbattimento delle liste di
attesa”. Ed ancora: “Intendo prevedere misure di premialità di carriera per chi accetta di prestare il proprio
servizio nei reparti più impegnati e di prima linea, nonché pensare a misure di defiscalizzazione del lavoro
aggiuntivo e della indennità di specificità della dirigenza medica sanitaria”.
Ulteriori iniziative normative considereranno poi, “anche per una valorizzazione ai fini previdenziali, la difficoltà e il disagio del lavoro prestato nei servizi di emergenza-urgenza”. Insomma, quella allo studio al ministero si prospetta come una vera e propria svolta per rendere più attrattivo il Servizio sanitario nazionale, incentivando il personale e spingendo sull’abbattimento dei tempi di attesa per i cittadini.
Al contempo, si lavora anche sul fronte del contenimento del fenomeno delle aggressioni ai sanitari: “E’ allo studio una proposta normativa che mira a garantire presso le strutture sanitarie più a rischio un presidio fisso delle forze dell’ordine”, ha confermato Schillaci, confermando la volontà di assicurare un maggior grado di sicurezza ai professionisti sanitari “prevedendo la generale procedibilità d’ufficio del reato”. Intanto, pure l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per l’Europa lancia l’allarme e in un documento appena pubblicato, la Dichiarazione di Bucarest, traccia una via da seguire per fronteggiare le criticità del personale sanitario nei vari paesi europei chiedendo un’azione immediata alla politica e maggiori investimenti.
“La crisi del personale sanitario è qui e ora. Gli operatori sanitari in tutta la nostra regione – afferma Hans Kluge, direttore dell’Oms-Europa – chiedono a gran voce aiuto e sostegno.
Sono in gioco la salute e il benessere delle nostre società: non c’è tempo da perdere”. Allarmanti i dati evidenziati da Oms-Europa: in 13 dei 44 paesi che forniscono riscontri, il 40% dei medici ha già 55 anni o più, il che
rappresenta una sfida per la sostenibilità della forza lavoro. Allo stesso tempo, il mercato del lavoro sta
cambiando con una mobilità e migrazione dei lavoratori sempre più complesse. Di conseguenza, alcuni paesi
“trovano sempre più difficile attrarre e trattenere i giovani nelle professioni sanitarie”. La pandemia, conclude
l’Oms, “ha solo aggravato questi problemi, portando a stress e violenza tra i lavoratori, molti dei quali si sono
licenziati”