L’Aquila. La grave violazione informatica ai danni della ASL 1 Avezzano Sulmona L’Aquila sta ulteriormente congestionando i servizi sanitari a discapito di circa trecentomila cittadine e cittadini, causando, altresì, la sottrazione di dati sensibili di lavoratrici lavoratori ed utenti.
Tale ultima circostanza riduce ancor più l’esigibilità del diritto alla salute delle nostre comunità già alle prese con un continuo, inesorabile e costante arretramento del sistema sanitario provinciale. Produce , inoltre, un aggravio di attività degli operatori che pur con senso di responsabilità si sono adoperati e si stanno adoperando nella totale assenza di comunicazione da parte di chi ne è deputato.
Liste di attesa inaccettabili, mobilità passiva, mancata programmazione, cure domiciliari carenti, ospedali e territorio in affanno a causa di carenze di personale e deficit di programmazione, precariato come forma ordinaria di reclutamento del personale, esternalizzazioni dei servizi, sono alcuni dei fattori che a parere delle scriventi organizzazioni hanno prodotto e stanno producendo un grave vulnus al bisogno di prevenzione e cura.
Manca il coinvolgimento, manca la trasparenza, manca la partecipazione. E’ mancata una direttiva di sistema che avesse come linea di indirizzo il potenziamento dei servizi sanitari pubblici, l’aumento delle risorse per le assunzioni di personale ed una vera strategia per la reinternalizzazione dei servizi afferenti al servizio sanitario e del personale ad essi dedicato. E’ mancato l’incremento della medicina territoriale ed il rafforzamento delle attività ospedaliere.
Case di Comunità che rischiano di divenire scatole vuote senza la necessaria programmazione dei fabbisogni e delle risorse. E’ necessaria una ubicazione delle stesse che rafforzi il concetto di sanità di prossimità ed assolutamente lontana dagli obiettivi la collocazione all’interno dei presidi ospedalieri. Immaginiamo necessario offrire attraverso tali strutture assistenza sanitaria e socio-sanitaria insieme agli operatori che garantiscano la salute mentale anche in sinergia con associazioni che a tale attività si dedicano.
La sanità del territorio subisce nella nostra provincia un ulteriore indebolimento. La ASL 1 è l’unica in tutta la regione che rifiuta di sostituire nei nuclei di cure primarie i medici di famiglia andati in pensione, mettendo a rischio la sopravvivenza di quei servizi che hanno rappresentato e rappresentano tuttora le uniche strutture di prossimità diffuse nel territorio. La cronica carenza di personale non garantisce adeguati livelli di assistenza domiciliare. Liste di attesa per prestazioni specialistiche ospedaliere o dei poliambulatori distrettuali producono un vero e proprio collasso della sanità territoriale pubblica. Una visione di sistema della Sanità pubblica deve tenere in considerazione diverse questioni essenziali, come la tutela dei diritti delle Lavoratrici e dei Lavoratori , una vera integrazione tra ospedale e territorio, l’aumento della spesa per il personale e per gli investimenti in tecnologia, la garanzia di un servizio sanitario universale, uguale e diffuso per tutte e tutti.
E’ giunto il tempo di far sentire la voce del territorio. Per tali considerazioni una delegazione delle scriventi associazioni sarà presente e reclamerà ascolto ai Capigruppo del Consiglio Regionale il giorno 30 maggio in occasione dei lavori del Consiglio stesso.