Teramo. Gli uomini della squadra mobile della Questura di Teramo, diretti dal vicequestore Roberta Cicchetti e con la collaborazione dei colleghi di Ancona, hanno eseguito un decreto di fermo per 19 cittadini nigeriani, appartenenti all’associazione “Supreme Eiye Confraternity (SEC)” o “Eiye”, sodalizio radicato in Nigeria, ma diffuso in molti stati europei ed extraeuropei, equiparato per struttura e forza intimidatoria alle mafie tradizionali. Il fermo, per ora notificato a 14 dei 19 indagati (altri 5 sono irreperibili), è stato disposto dalla Direzione Distrettuale Antimafia dell’Aquila, sotto il coordinamento del sostituto procuratore David Mancini. Le 19 persone sono organiche alla cellula locale (Nest) denominata “Pesha” con competenza territoriale dalla zona costiera della provincia di Teramo ad Ancona. L’attività di indagine ha permesso di accertare che la cellula territoriale degli “Eiye” sgominata, come l’associazione mafiosa di cui costituisce una costola, si caratterizzava per “segretezza del vincolo associativo”, “ritualità dell’affiliazione”, adozione di linguaggio e simbologia rigorosi, violenza delle azioni.
L’ingresso nell’associazione era subordinato a un “rito di affiliazione” alla presenza del vertice e altri membri del gruppo, nel corso del quale si alternavano atti di violenza a riti tribali e veniva formulato il giuramento di fedeltà agli Eiye con cui l’affiliando si impegnava a rispettare le regole dell’associazione denominate “orientation”. L’ingresso nella confraternita prevedeva l’obbligo, mediante una sorta di “tassa di iscrizione”, al finanziamento della confraternita verso la quale gli associati sono a disposizione tendenzialmente “per la vita”. Gli affari della cellula teramana, come delle altre, spaziavano, fanno sapere gli inquirenti, da riciclaggio e illecita intermediazione finanziaria verso la Nigeria a tratta di giovani donne sessualmente sfruttate lungo la strada Bonifica del Tronto e sottoposte a violenze e vessazioni, dalla cessione di droga a reati violenti nei confronti di aderenti ad altri cults o punitivi nei confronti di altri connazionali. Il fermo è stato disposto poiché per molti indagati era imminente la fuga, visti i contatti con connazionali in Francia, Germania, Belgio, Svezia e i progetti di espatrio condivisi con familiari dimoranti all’estero.
Le indagini hanno, infatti, permesso di documentare che il potere intimidatorio del gruppo si sostanziava nella commissione di violente punizioni corporali nei confronti di affiliati non rispettosi delle rigorose regole, nel ricorso all’esercizio di violenza fisica anche per la risoluzione dei conflitti interni ritenuti di ostacolo alle finalità delinquenziali e di predominio dell’associazione, nel costringere terzi ad affiliarsi anche contro la loro volontà o per opporsi e scontrarsi con cult rivali (come quello dei “ Black Axe”) al fine di assumere e mantenere il predominio nell’ambito della vasta comunità nigeriana. Nel corso dell’indagine sono state documentate molte riunioni dei membri dell’associazione che avvenivano prevalentemente, per ragioni di segretezza, nelle abitazioni dei capi. Durante tali riunioni questi (denominati Ibaka) definivano le strategie criminali del gruppo. Nel corso di tali riunioni sono state compiute violente azioni punitive decise dall’Ibaka e sono avvenute affiliazioni, come nel caso di uno degli appartenenti al gruppo che, dopo il violento pestaggio subito, ha deciso di collaborare con l’autorità inquirente.
Sono state documentate aggressioni fisiche da parte dei membri dell’associazione avvenute a Martinsicuro per costringere terzi ad affiliarsi, violenti scontri avvenuti a Pesaro e ad Ancona con gli appartenenti all’opposta confraternita nigeriana dei “Black Axe”, violenze poste in essere in danno di alcune giovani donne, costrette a prostituirsi lungo la SP Bonifica del Tronto, secondo l’ormai noto schema del vincolo di restituzione del debito, imposto tramite rituale juju. Il fermo è stato disposto in quanto per molti degli indagati era imminente la fuga, visti i contatti con connazionali in Francia, Germania, Belgio, Svezia ed i progetti di espatrio condivisi, anche con loro familiari già dimoranti all’estero.
Le persone finora fermate, la maggior parte irregolarmente soggiornanti nel territorio nazionale e quasi tutti privi di stabile attività lavorativa sono Osagie Johnson, residente in Jesi, Oziegbe One, domiciliato a San Benedetto del Tronto, Kelvin Jegbefuma, domiciliato a Martinsicuro, Kelly Amayo, domiciliato a San Benedetto del Tronto, Keen Youcef, Jhon Samuel, Frankly Okhuemvbie, Solomon Omokhomoin, Kelvin Igbinosa Osaheni, Ede Ikponmwosa Ewansiha, Micheael Osolase Prince Ehiaguinah, Mark Christopher e Junior Igbineweka alias Junior Eweka, rintracciato a Galatina.
Per l’esecuzione dei fermi la Squadra Mobile di Teramo ha operato oltre che in collaborazione con la Squadra Mobile di Ancona che ha collaborato nelle indagini, con l’ausilio delle Squadre Mobili di Ascoli Piceno e di Agrigento e con il Reparto Prevenzione Crimine “Abruzzo” di Pescara. Si è tuttora alla ricerca di altri 4 indagati al momento irreperibili ed attivamente ricercati.