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Assalti esplosivi a bancomat: sgominata banda. Arrestati due basisti abruzzesi padre e figlio

Redazione Centrale di Redazione Centrale
7 Maggio 2018
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Teramo. Secondo quanto illustrato dal comandante provinciale dei carabinieri di Teramo, il colonnello Giorgio Naselli e dal tenente colonnello Luigi Delle Grazie, comandante del reparto operativo, a capo della banda veniva identificato il titolare di un negozio di telefonia di Orta Nova (Foggia) che aveva il compito di organizzare e promuovere gli assalti agli sportelli e che teneva i contatti con i basisti: nel Teramano era un ruolo che veniva ricoperto da padre e figlio, rispettivamente cognato e nipote del capo  dell’organizzazione, entrambi di Tortoreto (Teramo).

Ecco i nomi degli arrestati: Massimo Furio, 38 anni di Orta Nova, Gabriele De Simone (33) di Cerignola (Foggia), Luigi De Simone (58) di Orta Nova già detenuto a Vasto (Chieti), Giuseppe Pugliese (40) di Cerignola, Eugenio Cinquepalmi (30) di Cerignola, Vincenzo Capone (36) di Stornara (Foggia), Pietro Intenza (42) e Michele Intenza (21), entrambi di Tortoreto, e Vincenzo Serra
(33) di Barberino del Mugello (Firenze).

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Alla banda vengono contestati cinque colpi agli sportelli bancomat della provincia (Bnl di Sant’Egidio alla Vibrata, Banca Popolare di Bari-Tercas di Sant’Egidio, Mosciano Sant’Angelo, Sant’Omero e Colonnella) tra luglio e settembre dello scorso anno, e quattro tra Toscana (Montepaschi di Galleno Castelfranco di Sotto e Carife di Santa Croce sull’Arno, entrambe il 1/o settembre), Ascolano (Bnl di Pagliare del Tronto, il 13 agosto) e una fallita nel Barlettano (Credem, il 18 dicembre). Colpi che avevano fruttato somme tra i 14 e i 95 mila euro, per un totale che sfiora i 230 mila euro. Una buona parte dei ricavi illeciti veniva destinata a sostenere le spese legali di eventuali complici arrestati e a fornire sostegno ai loro famigliari. A portare sulle tracce della banda era stato il ritrovamento di una macchina con targa rubata, a Tortoreto nell’ottobre scorso, utilizzata dai carabinieri come ‘cavallo di troia’ per seguire la ‘batteria’ della
banda, attraverso le intercettazioni ambientali. A bordo c’era infatti un congegno esplosivo, la cosiddetta ‘marmotta’, e ‘l’ariete’ in ferro, oltre ad altri materiali per lo scasso. Il successivo arresto di tre componenti a Vasto, il 12 dicembre scorso, portò al sequestro di un ordigno esplosivo artigianale e, di dieci chili di chiodi a tre punte, da utilizzare in caso di inseguimento contro le forze dell’ordine.

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