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Arrestati gli aggressori di Piervincenzi, seminarono il terrore in pieno giorno nella gioielleria (Video)

Redazione Cronaca di Redazione Cronaca
18 Aprile 2019
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Pescara. Al termine di una serrata attività di indagine, tuttora in corso, fatta di pedinamenti e intercettazioni, avviata dalla Squadra Mobile e diretta dal sostituto procuratore Rosangela Di Stefano, sono stati arrestati due giovani ritenuti appartenenti al “commando” composto da quattro rapinatori che, in pieno giorno, nella mattinata del 27 dicembre 2018, seminarono panico e terrore nella centralissima gioielleria-orologeria di piazza della Rinascita, Officine Complicato, armati di fucile. All’epoca, si avanzò l’ipotesi che uno dei membri della gang fosse una donna o comunque un uomo camuffato da parrucca e aspetto femminile.

Le moto, due potenti Ducati Monster, di cui una rubata intorno al 20 dicembre e l’altra a poche ore dalla rapina, attraverso le quali fecero perdere le loro tracce, furono ritrovate bruciate nel parcheggio dell’Ex Fea, lato via Manzoni, da dove poi continuarono la fuga a bordo di due automobili, una Fiat Bravo e una Golf.  

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Gli arrestati sono due giovani, noti alle forze dell’ordine, J. D. P., 22 anni e K. C., 24 anni, che stavano preparando un altro colpo, resisi oltretutto responsabili dell’aggressione al giornalista RAI Piervincenzi. Gli arresti, condotti con l’ausilio dei carabinieri e delle unità cinofile, eseguiti per evitare un’altra rapina.

In una delle due macchine, in uso a D. P., è stato trovato il casco utilizzato per la rapina. Rinvenuto anche il frangivetro usato per spaccare la teca dei gioielli.

Gli elementi indiziari sussistono per entrambi i giovani: D. P. è finito in carcere, C. ai domiciliari solo per detenzione e porto abusivo di armi, in quanto per quest’ultimo gli indizi sono più deboli, secondo quanto disposto dal Gip Nicola Colantonio.

La Golf, guidata da D. P., dotata di un sistema satellitare, passò e sostò nel luogo dove venne ritrovato il frangivetro.

Le indagini, come detto complesse e articolate, sono ancora in corso e gli investigatori della Mobile, diretti da Dante Cosentino, mantengono il più stretto riserbo.

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