Sulmona. L’inchiesta sul terrorismo islamico ha toccato anche l’Abruzzo. La Guardia di Finanza di Venezia, su ordine della Dda di Napoli, ha disposto l’arresto di quattro soggetti ritenuti altamente pericolosi per i loro legami con l’Isis. Secondo l’accusa sarebbero coinvolti in un traffico internazionale di armi destinate ai combattenti dell’Isis di Libia e Iran. Una fornitura di 13.950 M14, oltre a una eliambulanza convertibile ad uso militare, elicotteri di assalto sovietici MI17, tre elicotteri Mangusta A129 e missili di vario genere: era una delle forniture, non andata in porto per ”cause indipendenti dalla loro volontà” destinate al governo provvisorio libico nel marzo 2015. Il secondo capo di imputazione riguarda la fornitura di armamenti di produzione sovietica, tra cui missili anticarro e terraaria: reato contestato alla coppia di coniugi e al libico. L’esportazione in Iran di pezzi di ricambio di elicotteri per la somma di 757.500 euro, attraverso una società panamense: è un’altra accusa contestata ai coniugi. Trattative commerciali per l’introduzione in Iran di materiali per la produzione di munizioni. E’ l’ultimo capo di imputazione. Anche in questo caso l’affare non sarebbe andato in porto per ”cause indipendenti” dalla volontà degli indagati.
Gli arrestati sono marito e moglie di San Giorgio a Cremano (Napoli), Mario Di Leva, 69enne convertitosi all’Islam con il nome di Jaafar, e Annamaria Fontana, 62enne residente a Pescasseroli (L’Aquila), il manager della Società italiana elicotteri, Andrea Pardi, 51 anni di Sulmona, già coinvolto un un’altra inchiesta su traffico di armi e reclutamento di mercenari tra Italia e Somalia. Il quarto indiziato è un cittadino libico Mohamud Alì Shaswish, al momento latitante.
La coppia, convertita all’Islam dopo aver vissuto a Teheran, si sarebbe anche fatta fotografare in compagnia dell’ex presidente dell’Iran, Mahmud Ahmadinejad. Tra gli indagati per traffico internazionale di armi c’e’ anche uno dei figli della coppia, Luca Di Leva, che avrebbe messo a disposizione un conto corrente sul quale fu versato una acconto di 100 mila euro (episodio risalente al 2011). . I due coniugi sarebbero coinvolti anche nel sequestro di quattro Italiani in Libia. Il fatto risala al marzo del 2016: due dei nostri connazionali, Fausto Piano e Salvatore Failla morirono mentre gli altri due rapiti, Gino Pollicandro e Filippo Calcagno, riuscirono a mettersi in salvo.