L’Aquila. Una riforma che rischia di affossare il sistema industriale regionale anziché rilanciarlo. È durissima la posizione dei consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle, Francesco Taglieri ed Erika Alessandrini, che in Consiglio regionale hanno espresso un netto voto contrario alla legge di riforma dell’Azienda Regionale delle Attività Produttive (ARAP) approvata dalla maggioranza di centrodestra.
“Un’operazione tecnicamente lacunosa, economicamente insostenibile e istituzionalmente opaca” accusano Taglieri e Alessandrini, “spacciata come riforma, ma in realtà priva di analisi d’impatto, coperture adeguate e criteri chiari”.
Debiti in aumento e nessuna garanzia
Al centro delle critiche c’è l’accorpamento, previsto dalla nuova legge, tra ARAP e il Consorzio Industriale Chieti-Pescara, con il conseguente trasferimento di debiti stimati in oltre 8 milioni di euro. Questi si andrebbero a sommare ai circa 50 milioni di esposizione già in carico all’ARAP.
“Si scaricano nuovi oneri su un ente già in affanno” spiega Taglieri, “senza alcun piano di sostenibilità economica, né garanzie per servizi essenziali come illuminazione, depurazione o manutenzione delle aree industriali. E mentre si moltiplicano organi e poltrone, si taglia sulle prestazioni che le imprese aspettano da anni”.
Anche la salvaguardia dei posti di lavoro, sottolineano i 5 Stelle, resta vaga: “È solo una clausola subordinata al bilancio, nessuna certezza per i lavoratori a tempo determinato”.
Il caso del Consorzio Chieti-Pescara
Sotto accusa anche la gestione del Consorzio Chieti-Pescara, che secondo Alessandrini sarebbe dovuto essere chiuso con chiarezza e non mantenuto in un limbo amministrativo.
“La legge non prevede una chiusura netta, ma una procedura farraginosa rimessa alla Giunta” dichiara, “senza criteri oggettivi e con un evidente conflitto d’interessi, dato che l’ARAP, che dovrà valutare l’operazione, è parte interessata. Nessun controllo terzo, nessuna trasparenza”.
In caso di liquidazione, aggiunge, i debiti del consorzio verrebbero comunque saldati solo “nei limiti delle risorse disponibili”, lasciando scoperti creditori, territorio e indotto.
Critiche anche all’iter politico
Particolarmente duro Taglieri sul piano politico e istituzionale, che denuncia il comportamento dell’assessore regionale Tiziana Magnacca, accusata di non aver difeso in aula la sua proposta originaria, riscritta dalla sua stessa maggioranza in commissione.
“Ammettere che le falle saranno colmate solo successivamente con lo statuto della Giunta” afferma il capogruppo, “è una dichiarazione grave. Significa approvare una legge senza sapere come funzionerà: un atto di leggerezza che aggrava una situazione già compromessa”.
“Accentramento e propaganda”
Per Taglieri e Alessandrini, la legge ha un chiaro impianto ideologico, che punta ad accentrare poteri nella Giunta e politicizzare la governance dell’ARAP, ampliandone le competenze senza le risorse necessarie.
“Un’azienda sana non assorbirebbe mai un ente indebitato senza un piano serio. Ma la Regione Abruzzo sì, perché al centrodestra interessa solo l’annuncio, non la gestione. Così si danneggiano trasparenza, efficienza e futuro industriale dell’Abruzzo”.