Pescara. Primo passo importante per la soluzione dei “pertinenziali” abruzzesi dopo nove anni di battaglie. È stato infatti approvato l’emendamento alla legge di stabilità che sposta i termini di pagamento e soprattutto sospende le decadenze che i Comuni hanno inviato ai concessionari. Lo fa sapere il presidente regionale di Federbalneari Abruzzo Morgan Di Concetto: “ L’emendamento è stato approvato all’unanimità sia dalle forze di maggioranza che di opposizione, segno che il Governo ha capito la problematica che in Abruzzo interessa 110 concessioni e in Italia riguarda circa mille operatori su 30 mila balneari”. A partire dalla legge finanziaria del 2007 i “pertinenziali” devono pagare il canone in base ai valori OMI con un aumento pari al 1500%, raggiungendo cifre enormi – da 100 a 300 mila euro annui.“La norma ha messo in difficoltà le aziende – spiega Morgan Di Concetto – creando inoltre una concorrenza sleale con le attività non “pertinenziali” che operano sullo stesso territorio”. Sta di fatto che chi ha pagato lo ha fatto sacrificando gli investimenti per rinnovare e migliorare l’attività dal punto di vista della qualità dei servizi e chi non è più riuscito a pagare il canone demaniale si è visto arrivare la decadenza della concessione. “Un plauso al Governo che in un momento di recessione ha dato un segnale forte al comparto del turismo che rappresenta la prima voce del PIL italiano. Dopo tanti anni di lotta questo emendamento rappresenta un risultato importantissimo – continua Morgan Di Concetto – non tanto perché blocca gli ordini di decadenza delle concessioni in corso ma piuttosto perché il voto unanime di tutte le forze politiche presenti in parlamento fa comprendere che il problema è stato finalmente capito nella sua gravità e che nell’arco del prossimo anno la questione potrà essere affrontata e risolta definitivamente. Un risultato ottenuto grazie al lavoro del coordinamento “pertinenziali” italiani capitanati dal Walter Galli che è riuscito a far comprendere governo e opposizioni la difficoltà e la disparità che le aziende che operano su uno stesso territorio si trovano ad affrontare e l’assurdità dell’applicazione dei valori OMI sulle imprese dei balneari”.