Pescara. “A 45 anni dall’approvazione della Legge 22 maggio 1978 n.194, ancora molti sono gli ostacoli che le donne devono superare per vedersi riconosciuto un diritto sancito da una Legge dello Stato.
Sono più dell’80% i medici, anestesisti e infermieri obiettori di coscienza nella nostra regione che come ovvio non garantiscono l’accesso a questa prestazione, regione che con una circolare raccomanda alle ASL di somministrare la pillola RU486 presso gli ospedali e non nei consultori, come invece previsto dal Ministero della Salute, perché non sempre nei consultori ci sono medici. Doppio problema, non solo l’impossibilità di accedere ad un diritto ma ammettere che nei consultori non sempre c’è un medico è una cosa gravissima.
Una Regione, la nostra, dove è stata depositata una legge sui cimiteri dei feti, una vergogna ed uno schiaffo a tutte le donne che senza sofferenza, ricorrono all’interruzione volontaria di gravidanza.
Una Regione, la nostra, dove è stata depositata una legge sui cimiteri dei feti, una vergogna ed uno schiaffo a tutte le donne che senza sofferenza, ricorrono all’interruzione volontaria di gravidanza.
Ricordiamo che in Abruzzo è possibile effettuare l’interruzione volontaria di gravidanza solo negli ospedali di Penne, Teramo, L’Aquila ed Avezzano, con una presenza di obiettori pari al 100% nell’ospedale di Chieti (dati forniti dal Collettivo “Zona Fucsia”).
Le donne pagano i costi sociali altissimi anche a causa della flessibilità nel mercato del lavoro impedendo la programmazione di una maternità. Lavori discontinui non garantiscono un futuro adeguato con spesso il timore di perdere il posto di lavoro. Nell’età della fertilità le donne non sono messe in grado di scegliere a causa di una legge sul mercato del lavoro che frantuma il lavoro e tutto questo mentre il Governo parla di “famiglia tradizionale” e “natalità”.
Le donne pagano i costi sociali altissimi anche a causa della flessibilità nel mercato del lavoro impedendo la programmazione di una maternità. Lavori discontinui non garantiscono un futuro adeguato con spesso il timore di perdere il posto di lavoro. Nell’età della fertilità le donne non sono messe in grado di scegliere a causa di una legge sul mercato del lavoro che frantuma il lavoro e tutto questo mentre il Governo parla di “famiglia tradizionale” e “natalità”.
Ci si chiede in che mondo oggi vivano i nostri governanti che non colgono le contraddizioni di un sistema paese?
Difendere la Legge 194 significa guardare lontano, alla libertà delle donne e uomini di decidere di sé, della propria vita e di quelle a venire.
Un diritto sarà sempre a rischio se lo diamo per scontato e non lo difendiamo con la stessa forza con cui ci battiamo per conquistarne dei nuovi.
Un diritto sarà sempre a rischio se lo diamo per scontato e non lo difendiamo con la stessa forza con cui ci battiamo per conquistarne dei nuovi.
Il 22 maggio alle ore 18:30 la CGIL sarà in Piazza Sacro Cuore ad un presidio, organizzato dal Collettivo Zona Fucsia, per manifestare in difesa della Legge 194/78 e per chiedere la sua piena attuazione”.
Pescara. “A 45 anni dall’approvazione della Legge 22 maggio 1978 n.194, ancora molti sono gli ostacoli che le donne devono superare per vedersi riconosciuto un diritto sancito da una Legge dello Stato.
Sono più dell’80% i medici, anestesisti e infermieri obiettori di coscienza nella nostra regione che come ovvio non garantiscono l’accesso a questa prestazione, regione che con una circolare raccomanda alle ASL di somministrare la pillola RU486 presso gli ospedali e non nei consultori, come invece previsto dal Ministero della Salute, perché non sempre nei consultori ci sono medici. Doppio problema, non solo l’impossibilità di accedere ad un diritto ma ammettere che nei consultori non sempre c’è un medico è una cosa gravissima.
Una Regione, la nostra, dove è stata depositata una legge sui cimiteri dei feti, una vergogna ed uno schiaffo a tutte le donne che senza sofferenza, ricorrono all’interruzione volontaria di gravidanza.
Una Regione, la nostra, dove è stata depositata una legge sui cimiteri dei feti, una vergogna ed uno schiaffo a tutte le donne che senza sofferenza, ricorrono all’interruzione volontaria di gravidanza.
Ricordiamo che in Abruzzo è possibile effettuare l’interruzione volontaria di gravidanza solo negli ospedali di Penne, Teramo, L’Aquila ed Avezzano, con una presenza di obiettori pari al 100% nell’ospedale di Chieti (dati forniti dal Collettivo “Zona Fucsia”).
Le donne pagano i costi sociali altissimi anche a causa della flessibilità nel mercato del lavoro impedendo la programmazione di una maternità. Lavori discontinui non garantiscono un futuro adeguato con spesso il timore di perdere il posto di lavoro. Nell’età della fertilità le donne non sono messe in grado di scegliere a causa di una legge sul mercato del lavoro che frantuma il lavoro e tutto questo mentre il Governo parla di “famiglia tradizionale” e “natalità”.
Le donne pagano i costi sociali altissimi anche a causa della flessibilità nel mercato del lavoro impedendo la programmazione di una maternità. Lavori discontinui non garantiscono un futuro adeguato con spesso il timore di perdere il posto di lavoro. Nell’età della fertilità le donne non sono messe in grado di scegliere a causa di una legge sul mercato del lavoro che frantuma il lavoro e tutto questo mentre il Governo parla di “famiglia tradizionale” e “natalità”.
Ci si chiede in che mondo oggi vivano i nostri governanti che non colgono le contraddizioni di un sistema paese?
Difendere la Legge 194 significa guardare lontano, alla libertà delle donne e uomini di decidere di sé, della propria vita e di quelle a venire.
Un diritto sarà sempre a rischio se lo diamo per scontato e non lo difendiamo con la stessa forza con cui ci battiamo per conquistarne dei nuovi.
Un diritto sarà sempre a rischio se lo diamo per scontato e non lo difendiamo con la stessa forza con cui ci battiamo per conquistarne dei nuovi.
Il 22 maggio alle ore 18:30 la CGIL sarà in Piazza Sacro Cuore ad un presidio, organizzato dal Collettivo Zona Fucsia, per manifestare in difesa della Legge 194/78 e per chiedere la sua piena attuazione”.