Chieti. Wwf, Confcommercio, Confesercenti e Cna di Chieti hanno inviato una nota ai prefetti di Chieti e Pescara, alla Guardia di Finanza e alla Forestale per segnalare che sono in corso lavori nell’area del cosiddetto Megalò 2, il centro commerciale in fase di realizzazione a Chieti Scalo e che insiste su terreni ricadenti nelle province di Chieti e Pescara, ”a dispetto” sottolineano le associazioni “del parere negativo espresso dal Comitato regionale per la valutazione di impatto ambientale, lavori che, in queste condizioni, sono da ritenere del tutto illegittimi”. Nella nota si evidenzia ”che il progetto per ulteriori insediamenti edilizi in quella zona ha avuto parere negativo dal Comitato Regionale per la valutazione di Impatto Ambientale e che di conseguenza eventuali autorizzazioni comunali sono da ritenere prive di efficacia”. Le associazioni sottolineano anche ”che l’opinione del Genio civile secondo cui sarebbe superato un suo precedente blocco dei lavori non autorizza in alcun modo un riavvio del cantiere: il Genio civile” aggiungono “non ha alcuna potestà sul Comitato Via, che ha espresso e ribadito il proprio giudizio negativo. Al di là del rispetto della normativa, sulla questione è attesa per il prossimo febbraio una sentenza del Tar di Pescara che ha accorpato in udienza vari ricorsi sull’argomento, preoccupa l’insistenza sulla cementificazione di un’area a ridosso del più importante fiume d’Abruzzo, che dovrebbe essere invece rispettata e tutelata, nell’interesse dell’ambiente e della totalità dei cittadini”. Secondo Wwf e associazioni di categoria ”si continuano a spendere soldi pubblici in opere faraoniche come le casse di espansione che dovrebbero ridurre il rischio che altri hanno aumentato. Sembra una follia ma è quello che realmente sta accadendo nell’indifferenza di una classe politica che, a dispetto delle tragedie che hanno purtroppo costellato la storia recente anche d’Abruzzo, continua a far finta di non sapere che le emergenze hanno costi anche economici enormemente maggiori della prevenzione e che non è riuscita a varare una legge che impedisca una volta e per sempre qualsiasi costruzione in zone soggette a frane o ad allagamenti. Una legge” concludono “che servirebbe certamente a tutelare il territorio regionale e probabilmente, in prospettiva, a salvare vite umane”.