L’Aquila. “Abbiamo sin qui cercato di tenere all’interno dell’alveo naturale (quello aziendale) le questioni di Ama spa, ritenendo che fosse quello il giusto luogo e fossero altri gli attori deputati da norme contrattuali e di legge ma soprattutto dal buon senso alla discussione e individuazione di soluzioni rispetto a fatti aziendali appunto”, con queste parole si apre il comunicato stampa dei rappresentanti della Uil trasporti e Faisa Cisal, Giuseppe Murinni e Luciano Lizzi, i quali così proseguono: “Qualcuno invece ha inteso mischiare ruoli e competenze, avvelenando i pozzi e turbando la serenità del normale confronto coinvolgendo una parte della politica cittadina che ha affrettatamente sposato la causa di una parte del personale e di una fronda del sindacato ignorando le ragioni di un’altra importante parte di dipendenti distraendosi così dal conservare un ruolo super partes che proprio la carica istituzionale avrebbe dovuto invece imporre. Così accade che un diritto quesito di ben 41 lavoratori, erroneamente cassato con provvedimento unilaterale dall’amministratore unico di Ama spa, ma ripristinato con provvedimento d’urgenza ex art. 700 del codice di procedura civile dal tribunale di L’Aquila in data 5 ottobre 2020 e la cui spettanza è stata successivamente anche ribadita da un ulteriore provvedimento emesso in data 25 novembre 2020 sempre dal tribunale di L’Aquila (con cui è stato rigettato il ricorso di parte aziendale), viene addirittura dichiarato foriero di una disparità di trattamento tra i dipendenti. (dichiarazione in delibera giunta comunale del 13 gennaio 2021). Il problema, rispetto alle tesi frettolosamente sposate da qualcuno, è avere la capacità e la volontà di comprendere che il diritto del lavoro prevede la possibilità che tra lavoratori con medesimo profilo professionale, anche se dipendenti della stessa azienda, si possano determinare differenze anche retributive in dipendenza di situazioni puntuali. Nel caso specifico, nella società Ama vigeva una norma che escludeva la natura collettiva dell’emolumento erroneamente cassato in quanto individualmente e stabilmente attribuito ai lavoratori in servizio ad una determinata data in azienda. E che questa fattispecie sia possibile è stabilito, per gli autoferrotranvieri, anche dal Ccnl 2000 che ha previsto proprio queste differenziazioni tra il personale già in servizio e i nuovi assunti alla data di stipula dell’accordo al fine di ricondurre le contrattazioni in sede aziendale a obiettivi quantificabili e misurabili, ma soprattutto con una scadenza triennale per la loro rimodulazione e quantificazione. Caratteristiche che invece sono state colpevolmente disattese negli accordi siglati recentemente (24 dicembre 2020 e 10 marzo 2021) e oggi annunciati alla collettività come panacea dei mali aziendali e soluzione rispetto a presunte disparità. Deve anche essere contestualizzata l’intera vicenda e le relative decisioni assunte ricordando che l’azienda Ama ha chiuso negli ultimi anni diversi bilanci in negativo (nel 2019 perdita di 737.721,27 euro e ciò anche a dispetto della ricapitalizzazione societaria (un milione e 30omila euro) messa in campo con l’enorme esborso da parte del socio (il Comune appunto) e anche deve essere richiamato il contributo di 400mila euro denominato ‘contributo al Comune dell’Aquila per copertura costi contratto di servizio Ama’ che la Regione Abruzzo ha assegnato al municipalità del capoluogo con la legge di bilancio regionale del 28 gennaio 2020 e che erano da destinare al miglioramento della mobilità urbana della città aquilana e assicurare l’esercizio del trasporto pubblico locale nella piena corrispondenza fra oneri e risorse disponibili, come letteralmente riportato anche nel verbale della delibera della giunta comunale in data 13 gennaio 2021. E non può essere nemmeno sottaciuto alla comunità aquilana che proprio il reclaml al collegio giudicante del tribunale prodotte da parte della società Ama, all’interno della procedura che ha portato ai due provvedimenti di condanna aziendale adottati dal tribunale di L’Aquila e a favore dei lavoratori ricorrenti (in tale contesto di sostanziale default dell’azienda, l’amministratore unico si vedeva costretto a predisporre un delicato piano industriale per il necessario risanamento aziendale, volto ad un riequilibrio economico patrimoniale e finanziario, sollecitando un pronto intervento del Comune dell’Aquila anche per una immediata e necessaria ricapitalizzazione della società; documento del 21 ottobre 2020). Quindi, rispetto ad una situazione aziendale già pesantemente compromessa da un punto di vista finanziario ed economico, ma anche di inadeguatezza delle infrastrutture aziendali (si osservino le disastrose condizioni del deposito) con implicazioni anche rispetto alla sicurezza sui luoghi di lavoro, si è stabilito non di mitigare queste criticità o di rafforzare la situazione economico-finanziaria aziendale ma di gratificare le ambizioni di parte dei dipendenti riproducendo e amplificando i danni dell’accordo del 24 dicembre 2020 con un nuovo analogo accordo siglato il 10 marzo 2021, in queste ore celebrato. Infatti, dapprima per il solo periodo febbraio 2020 – febbraio 2021, con accordo sindacale sottoscritto il 24 dicembre scorso da una parte del sindacato e dall’azienda Ama a seguito di specifico atto di indirizzo del signor sindaco e con la regia dell’assessore Mannetti, si è deciso di distribuire ben 209 euro al mese senza nulla chiedere in termini di produttività ad una parte del personale dipendente (quello assunto ‘post 99’) con il solo pio intendimento di appagare le comprensibili, ma non legittime, ambizioni economiche del personale con minor anzianità di servizio utilizzando a tal scopo il finanziamento sopra richiamato dei 400mila euro concessi al Comune dalla Regione Abruzzo. Si sappia che, in dipendenza degli accordi sottoscritti, da oggi in poi il solo divenire dipendenti di Ama spa costituirà elemento per vedersi riconoscere una retribuzione aumentata di 209 euro mensili rispetto a quanto stabilito dal ccnl, indipendentemente dalle prestazioni concretamente rese. In sintesi tali somme non sono legate né alla presenza in servizio né alla effettiva prestazione gravata dal maggiore impegno giornaliero concordato nell’accordo di che trattasi. Si consideri che invece il riconoscimento dei lavoratori più anziani, tanto contestato, costituisce un impegno economico transitorio perché destinato ad un progressivo ridimensionamento in dipendenza sia dei continui pensionamenti del personale avente diritto e sia per un già stabilito processo di riassorbimento delle somme a far data dal 2025. Pertanto, questo atteggiamento dell’azienda, dell’amministrazione comunale e di alcune sigle sindacali, non ci ha convinto sin dall’inizio, e ci ha visto costretti a segnare la distanza da un modo di affrontare le situazioni legato a logiche superate ed avulse dal dare prospettiva all’azienda ed ai lavoratori. Per queste ragioni non abbiamo inteso sottoscrivere né l’accordo del 24 dicembre né l’accordo del 10 marzo scorso. E ci sarebbe anche molto da dire su come si siano intrattenute le relazioni industriali in questo ultimo anno. Un anno quello appena trascorso, caratterizzato da interlocuzioni con canali e confronti preferenziali riservati ad una sola parte sindacale, in barba ad ogni principio di equidistanza avendo la società Ama assunto un atteggiamento in spregio agli obblighi di correttezza e buona fede cui deve essere invece improntato il comportamento delle parti nel corso delle trattative o delle negoziazioni, ai fini della concreta realizzazione delle rispettive posizioni. Viene infine anche da chiedersi come mai in una situazione di difficoltà economica e finanziaria l’amministratore unico di Ama spa, anche sulla specifica materia delle relazioni industriali, sia ricorso a consulenze di ex funzionari pensionati invece di avvalersi gratuitamente dell’associazione datoriale Asstra cui paga annualmente l’affiliazione anche per questo tipo di assistenza. Quello che viene celebrato e presentato alla cittadinanza aquilana in queste ore come un accordo risolutore, in definitiva, si rivelerà a breve un boomerang per la società Ama spa e per i lavoratori dipendenti che subiranno le conseguenze di una organizzazione del lavoro stravolta, eccessivamente gravosa e che cancella diverse posizioni in organico. Aspetti che hanno determinato, nostro malgrado, una prima azione di sciopero di quattro ore proclamato per il prossimo 26 marzo”.