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Altra giornata di violenza al carcere di Teramo

Detenute aggrediscono medico e le spengono sigaretta in faccia

Giulio Catalucci di Giulio Catalucci
27 Luglio 2025
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Teramo. Giornata choc, l’ennesima, di sangue e violenza, nel carcere di Teramo.

Il carcere è da tempo al centro delle cronache per le continue aggressioni al personale di Polizia Penitenziaria che vi presta servizio. Su quanto è avvenuto nelle ultime ore riferisce Giuseppe Pallini, segretario provinciale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: “Stamattina, verso le ore 10.40, la dottoressa medico di guardia è stata brutalmente aggredita da due detenute durante una visita medica: il motivo scatenante sarebbe stata una mancata somministrazione di un farmaco al momento non presente nel reparto detentivo femminile e da prendere in quello centrale”.

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“Le due detenute”, prosegue il sindacalista, “sono state bloccate dal personale di polizia penitenziaria e poste in isolamento e immediatamente trasferite in altri istituti di pena. La dottoressa è stata trasportata al pronto soccorso dell’ospedale per accertamenti. Un particolare raccapricciante e di disprezzo posto in essere da una delle due detenute è quello di avere spento la sigaretta sul volto della dottoressa. Il Sappe esprime solidarietà e una pronta guarigione alla dottoressa”.

 

Per Donato Capece, segretario generale del Sappe, “occorrerebbe che i detenuti violenti, che pensano il carcere come luogo di villeggiatura dove poter commettere reati, vengano trasferiti immediatamente fuori regione e leggi che li puniscano severamente. Negli ultimi tempi stiamo assistendo ad un cambiamento sociale, dove il male è visto come bene e viceversa, dove all’esterno del carcere il reato è cattivo ed all’interno chi ha commesso reato sia buono. È giunto il momento di dire basta al finto buonismo, I detenuti che trasgrediscono le regole o peggio ancora che aggrediscono la Polizia Penitenziaria devono essere perseguiti a norma di legge ma soprattutto scardinati dal contesto ove si sentono appoggiati da altri reclusi amici e quindi forti di questo, non esitano a commettere altri reati”. “Per questo”, conclude il leader del Sappe, “il Provveditorato del Lazio dell’amministrazione Penitenziaria deve assumersi le responsabilità ed attuare, ognuno per la parte di propria competenza, azioni mirate a dare garanzia di intervento al corpo di Polizia penitenziaria che opera nell’ultima trincea della giustizia. Il Sappe valuterà ogni forma di tutela, anche in sede giudiziaria, dei colleghi aggrediti e minacciati”.

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