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All’Aquila lo spettacolo teatrale “Moby Dick, la bestia dentro” con Stefano Sabelli e Gianmarco Saurino

Francesca Trinchini di Francesca Trinchini
4 Dicembre 2019
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L’Aquila. Al Gran Cinema Teatro Zeta – Parco delle Arti dell’Aquila (in località Monticchio), si terrà domani, 5 dicembre, alle 21 lo spettacolo teatrale “Moby Dick – La bestia dentro”. Lo spettacolo, ispirato all’omonimo romanzo di Melville, è una produzione curata da Teatro del Loto e Teatri Molisani, nell’ambito della stagione teatrale “Volo Libero” 2019/2020. Regia e drammaturgia Davide Sacco; con Stefano Sabelli e Gianmarco Saurino; musiche dal vivo di Giuseppe Spedino Moffa.

Dalle note di regia: “«Chiamatemi Achab. Chiamatemi Ismaele. Chiamatemi Nessuno!» Si apre e chiude navigando i mari dell’anima e dell’inconscio questa riscrittura dell’opera di Melville. Come pure i grandi monologhi di Shakespeare, Moliere, Artaud – ripercorsi da Achab – che ne compongono le onde”.

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“In un mare che si fa oceano di conoscenza, il capitano del Pequod si trasforma nei protagonisti del teatro e della letteratura d’ogni tempo, solcando i flutti e sfidando tutto e tutti per sete di sapere. Figlio naturale della cultura occidentale, Achab nella balena bianca vede i limiti dell’uomo e si getta nel suo iperbolico inseguimento con l’unica fiocina per lui possibile: l’ostinazione al sogno come sfida al sonno della ragione”.

“«L’uomo non è mai padrone del suo destino se non insegue un sogno e se non ha l’ostinazione per realizzarlo, quel sogno!» Ad accompagnarlo su questi mari, Ismaele. Giovane, forte, bello, ancora inesperto ma non ingenuo. Del suo capitano, Ismaele ammira il saper stare sull’onda, con ogni vento e tempo, nella sfida infinita a natura, fato, divino. Riconosce e trova in Achab, re del dolore, la tenacia e la capacità d’improvvisare, per andare oltre i suoi limiti. Un maestro, se non piuttosto un padre, che ritrova troppo tardi, forse il figlio abbandonato, anche lui ora disposto a sfidare il proprio mostro; dentro il mare del sé”.

“La scenografia evoca la tolda di una baleniera, con alberi e vele, in rotta su un oceano di libri. Il pubblico, accomodato a ridosso della nave e degli attori, è inglobato nell’azione scenica. Un mare fluttuante, chiamato in scena pure come equipaggio del Pequod. Le musiche, dal vivo eseguono una suite mediterranea che da voce al terzo interprete, sempre evocato, di questo allestimento: la balena bianca. L’uso di loop machine e strumenti della tradizione popolare miscela note e suoni dell’anima, prologo all’urlo finale, straziante e lancinante, della zampogna. Quando emerge, abbagliante e bianca, dai flutti dell’anima di Achab: Moby Dick, la bestia dentro”.

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