L’Aquila. Il quartiere di Collemaggio, dove un tempo prosperavano prostituzione e delinquenza, godeva di cattiva reputazione e da tutti gli aquilani veniva considerato malfamato. In realtà il manicomio sarebbe dovuto sorgere in un altro posto ma, dopo una delibera datata giugno 1903 e ben tredici anni di lavori, l’ospedale psichiatrico di Santa Maria di Collemaggio aprì i battenti sull’omonimo colle nel 1915. L’estensione era di circa 150.000 metri quadrati, di cui oltre 11.000 coperti e nel tempo arrivò ad ospitare fino a 1.300 pazienti, provenienti da tutta la provincia dell’Aquila.
A dare il benvenuto ai pazienti, all’ingresso del manicomio, c’era una raffinata fontana, raffigurante una fanciulla con il pesce. Questa, che apparentemente potrebbe sembrare un’opera minore, è invece una statua di grande importanza, realizzata da Nicola D’Antino, un artista che ha firmato le sculture più rappresentative del capoluogo abruzzese, come la celebre fontana luminosa, il monumento ai caduti e le fontane gemelle di piazza del duomo. L’artista, da molti definito come “lo scultore del regime”, con il suo stile che oscillava tra il veristico ed il liberty, ha firmato sculture di rilievo, come alcune statue dello stadio dei marmi a Roma o il busto di Gabriele D’Annunzio a Pescara, quello stesso D’Annunzio che compariva tra gli estimatori di Nicola D’Antino.
La statua della fanciulla con il pesce, realizzata tra il 1920 e il 1930, venne esposta persino alla diciassettesima esposizione internazionale d’arte di Venezia, prima di finire nella fontana ornamentale di piazzale Pasquale Paoli, sotto villa Ciarletta. Ma in seguito, intorno agli anni ’40 venne spostata all’ingresso del nosocomio, dove rimase per molto tempo. Ancora oggi sono ben visibili i due punti di ancoraggio che la fissavano al basamento che si trova al centro della vasca di cemento, come è possibile notare nel fotomontaggio riportato qui di fianco. Qualche anno più tardi la statua fu al centro di un vero e proprio giallo, poiché sparì, all’improvviso e per lungo tempo. Più di qualcuno sosteneva di averla vista in qualche magazzino dell’ex ospedale psichiatrico di Collemaggio, ma questa rispuntò solo nel 2006, grazie al dottor Umberto Giammaria. Dopo un magistrale lavoro di restauro la statua venne posizionata all’interno dell’atrio informazioni del nosocomio, ma subito dopo il terremoto del 2009, la statua sparì nuovamente.
Ma quando tutti ormai la davano per smarrita, nel 2014 la statua rispuntò, grazie a un importante lavoro di ricerca portato avanti dal comune dell’Aquila in collaborazione con la soprintendenza. Oggi la statua è di nuovo esposta al pubblico, ma anziché far bella mostra di sé all’interno di un museo, deve accontentarsi degli sguardi annoiati e distratti di tutti i pazienti che occupano la sala d’aspetto dell’ospedale San Salvatore. Francesco Proia, autore de “Il nido della follia”, romanzo storico sul manicomio di Collemaggio.