Montepagano. Quando il mondo del vino si colora di rosa e i piatti si mostrano come un capolavoro di umiltà e passione si crea l’alchimia perfetta per intraprendere un iter sensoriale fra tradizione e sperimentazione. Il viaggio inizia già quando dopo l’ingresso nella Lounge, l’ascensore insolitamente scende verso la sala ristorante, una location tutta dall’eco medievale. Da qui la percezione che non sarà un pranzo qualsiasi, il mio occhio non resiste e sbircia da subito cosa accade in cucina: la nuova stella Michelin d’Abruzzo Davide Pezzuto è lì concentrato sulle sue creazioni. In sala ad attenderle i vini dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino della delegazione Abruzzo.
Avviene così il benvenuto al D.One dalla ristoratrice Nuccia De Angelis, new entry dell’associazione tutta al femminile, nel borgo teramano di Montepagano, da dove si ammira l’Adriatico da un lato e la Val Vomano dall’altro. L’occasione per degustare i vini abruzzesi e le opere d’arte dello chef Pezzuto il “Pranzo da Star” di domenica 17 dicembre. Per la responsabile della delegazione Abruzzo, Jenny Viant Gómez, questa iniziativa si inserisce nel progetto di divulgazione del patrimonio vitivinicolo regionale, attraverso la realizzazione di eventi e partnership con cui accrescere il valore dell’indotto enogastronomico e turistico abruzzese. Allora quale miglior abbinamento se non quello tra la cucina sui generis di Pezzuto e i vini autoctoni de Le Donne del Vino per esaltare le eccellenze del nostro territorio?
Per ogni portata un cambio di colore nelle posate, nei piatti e nei vini. Dopo il finger food e le bollicine di benvenuto delle Cantine Mucci Spumante Extra-dry, l’attenzione è tutta per il cannolo di ricciola, un idilliaco connubio di consistenze insieme a un’emulsione al placton, spesso protagonista nelle creazioni dello chef, e verdure in agro-dolce. Per questo piatto si è scelto “Vinosophia” Cococciola Bio 2015 di Chiusa Grande. Subito dopo sfila sulla tavola un altro sapore ittico, piatto di punta di Pezzuto: il tonno marinato alla soia, impiattato tra una maionese al wasabi e un cipollotto al coppo. “Per Iniziare” Trebbiano d’Abruzzo 2013 di Rabottini ha avuto il duro compito di unire il piacere di gustare un piatto così importante a quello del bere. Esperimento riuscitissimo. Per il “Cuore Di…Vino” Trebbiano d’Abruzzo Bio 2011 di Stefania Pepe una coppa con cappuccio di seppia e spuma di patata di Avezzano. A questo punto si entra nel vivo del menu, lì dove i sapori della tradizione abruzzese incontrano quelli pugliesi: così i Granetti, jus di panocchia, burrata e crema di cascigni e il Raviolo di brodetto al nero di seppia, rispettivamente accompagnati dal Pecorino 2016 della Tenuta I Fauri e il Cerasuolo d’Abruzzo Superiore 2016 di Bosco Nestore, svelano le origini dello chef Pezzuto, salentino di nascita, abruzzese di adozione. Come secondo piatto un cremoso fondente di vitello, su sedano rapa ed erbe spontanee esaltato dal “Vizzaro” Montepulciano d’Abruzzo Bio Docg Colline Teramane 2013 del Barone Cornacchia. Il menu così come la carta vini, risultato di un originale bilanciamento tra iodio e terra, è stato chiuso da un croccante al cacao, spuma al Cointreau e gelato al caffè degustato con Rabottini – “Per concludere” Passito Rosso. “Questo appuntamento giunge a conclusione di un anno che ha visto le donne della filiera del vino abruzzese impegnate in azioni di charity a sostegno dei pastori danneggiati dal terremoto di Amatrice. Successivamente la delegazione ha preso parte a svariate attività di promozione e formazione, come il Master in Wine Export Management. Ritrovarsi a fine anno, in luogo così significativo come il ristorante D.one, ci dà lo spunto per continuare a riflettere sull’indirizzo delle nostre prossime iniziative, che avranno come filo conduttore la sinergia con altri protagonisti dell’ambito culinario e turistico locali, indipendentemente dall’appartenenza di genere”. Fervide sostenitrici dell’Abruzzo, “Le donne del vino” oggi sono una realtà che esiste non solo per mandare avanti il concetto di vino ma anche per insistere e dare voce a una produzione al femminile deglassata troppo spesso a favore dei soli produttori. Con un “Pranzo da Star” hanno sicuramente rotto un grande clichè: parlare di vino senza distinzioni.
@robertabalda