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Al Bistrot 24 di Roseto ristorazione dinamica e di sostanza.

Francesco Auricchiella è giovane ma vanta un'esperienza alle spalle che gli permette di sperimentare e divertici con piatti rielaborati della tradizione abruzzese e non solo.

Luana Di Lorito di Luana Di Lorito
28 Maggio 2023
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Daniele, Francesco e Simona

Daniele, Francesco e Simona

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Siamo a Roseto degli Abruzzi (Te), un vicolo interdetto al traffico a due passi dal litorale della città delle rose. Qui ci aspetta Bistrot 24, un luogo informale ma curato nei dettagli in cui si può mangiare, bere e chiacchierare gustando pietanze interessanti e vini selezionati dallo chef teramano Francesco Auricchiella, già executive chef del ristorante Duomo a Teramo.

Bistrot 24 apre durante il periodo più difficile e cambia rotta con i panini da asporto durante il lockdown per tenere botta alla crisi. Resiste, riapre e immediatamente Francesco punta al rinnovamento del locale agli inizi del 2023.

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Siamo andati a trovarlo in una delle primissime giornate calde dopo le grandi piogge di Maggio insieme ad una tavolata di amici-colleghi con un altissimo grado di buon umore. Ci ha ben disposti l’ambiente, informale appunto ma curato nei dettagli. E sicuramente abbiamo ritrovato la stessa voglia di far bene, senza banalità e inutili affettazioni ma con gusto.

Francesco Auricchiella davanti al suo Bistrot 24
L’interno della sala con 24 posti
Vini a vista in ogni parete dentro Bistrot 24
Daniele, Francesco e Simona
Formaggio fritto
Carbonara abruzzese, con pancetta d’agnello e doppio pecorino.
Cremoso d’Abruzzo: crema allo zafferano, scrucchiata, sassi d’Abruzzo e genziana,
Supremo, Rosato di montagna
Supremo, bianco di montagna

Il Francesco pensiero in cucina si traduce subito in una dichiarazione: poca tradizione, dice lo chef, ma si a prodotti ricercati localmente e abbinamenti inediti o che si richiamano alla propria esperienza personale.

Del menu abbiamo assaggiato: 1) formaggio fritto 2) cannolo di baccalà 3) carciofo cacio e ove 3) il piatto della memoria, la chitarra ripassata con la spuma di parmigiano e pecorino 4) carbonara abruzzese preparata con la pancetta di agnello cotta a bassa temperatura e due pecorini 5) agnello alla Rossini con coratella al vino cotto 6) dessert concentrato d’Abruzzo.

Ecco quindi una selezione a parere di chi scrive, che punta soprattutto sugli antipasti che stuzzicano di più la mia curiosità.

Formaggio fritto in crosta di pasta con polvere di prosciutto crudo. Per gli amanti del genere è una vera e propria esplosione di piacere. La pastella è compatta, croccante e il formaggio, delicato, si sposa benissimo con il prosciutto crudo spolverato.

Il cannolo: cannolo di pasta Kataifi farcito di baccalà mantecato con delle patate di montagna, maionese all’aglio nero dell’azienda Pamagiagare di San Benedetto dei Marsi (Aq) e noci. Che Dio benedica il baccalà, pesce una volta di montagna, che quando viene ben maneggiato regala sempre sorprese gustose, in questo caso ottimamente esaltato dall’aglio nero in emulsione.

Carciofo cacio e ove: mix tra la stagionalità e la salsa cacio e uovo, è un carciofo cotto a bassa temperatura per un’ora a 90° con rosmarino e uno spicchio di aglio in camicia. Una volta pronto, viene condito con la salsa realizzata col fondo di cottura di carne, salsa al prezzemolo e semi di zucca.

In sala ci hanno ottimamente fatto compagnia Simona e Daniele, che collabora stabilmente con la Cantina Villa Colle di Torricella Sicura (Te). Abbiamo quindi assaggiato due vini di montagna, il Supremo bianco e rosé. Villa Colle è una piccola azienda di proprietà di Mauro Scarpone, ex cantiniere di Emidio Pepe, che lavora vitigni antichissimi riscoperti nei pressi di un vecchio monastero nel cuore degli Appennini e che presto andremo a trovare.

Ci è piaciuto parecchio il duo Supremo, un bianco da uve mai trattate ottenute da vigne a piede franco di Santo Marino, Cacciuno e Montonico. Acciaio e vetro come percorso, 12 gradi, profumi delicati ma decisi, freschezza al palato, acidità e quel tocco di minerale che reinvita al sorso pieno e soddisfacente.

Il Supremo rosé, rosato millesimato deriva da uve Rosciola frappato e Malvasia rossa vinificato in bianco. Sapido ed equilibrato, secco il giusto perché non stufi, ottimo per un consumo occasionale ma anche per pasteggiare, nonostante i sui 12,5 gradi che reggono benissimo grazie al tannino con sostanza.

Tags: bistrot 24carbonara abruzzeseformaggio frittofrancesco auricchiellagenzianaroseto degli abruzzisassi d'Abruzzosupremosupremo biancosupremo rosatovini di montagnazafferano
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