Pescara. In merito all’ennesimo, gravissimo episodio, occorso l’altro giorno nella sede della prefettura pescarese, è intervenuto con una nota il sindacato FSP (Federazione Sindacale Polizia), già UGL Polizia di Stato: “Il grave episodio registrato nella mattinata dell’altro ieri, con la violenta aggressione subita presso la prefettura di Pescara dal poliziotto preposto alla vigilanza interna, ad opera di un cittadino italiano 62enne, che lo ha colpito con un pugno al volto causandogli lesioni giudicate guaribili in 21 giorni, desta certamente un sentimento di profonda amarezza in tutti i colleghi. Infatti, nel pieno rispetto delle disposizioni che disciplinano le procedure del servizio di vigilanza, come emerge peraltro dalle numerosissime testimonianze dei cittadini che hanno assistito attoniti all’episodio, il collega aveva solo cercato di identificare l’uomo, invitandolo a consegnare un documento e ritirare il pass.
Nella circostanza il 62enne dapprima ha tentato di sottrarsi con una fuga nel corridoio e, vistosi raggiunto prima di accedere in un ufficio, non ha esitato ad aggredire il collega, che è comunque riuscito a bloccarlo, traendolo in arresto per il reato di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale anche con l’ausilio di un equipaggio dell’u.p.g. prontamente intervenuto.
Pur sottolineando la grande professionalità del collega, che ha operato in sicurezza e con efficacia e che non ha reagito alla violenza, riuscendo comunque a bloccare l’aggressore, non possiamo non esprimere preoccupazione per il fatto che, ancora una volta, la nostra uniforme si segnala come obiettivo di frustrazioni ed azioni criminali! Oggi, come avevamo fatto poco tempo fa dopo l’aggressione subita dal collega preposto alla vigilanza dell’ospedale, o dopo gli episodi in danno dei colleghi del RPC Abruzzo e delle Volanti, nell’esprimere la nostra solidarietà e l’augurio di pronta guarigione al collega, auspichiamo la collaborazione di tutti – istituzioni, autorità giudiziaria, colleghi e/o addetti ai lavori e stampa – per migliorare le condizioni degli operatori preposti alla sicurezza dei cittadini. Per fare ciò, oltre a continuare a segnalare la necessità di una profonda razionalizzazione globale dell’apparato della sicurezza anche a livello locale, è opportuna che ognuno, per quanto di propria competenza, si adoperi ai vari livelli anche attraverso un’opera di sensibilizzazione.
Se anche nei luoghi ritenuti apparentemente e impropriamente più tranquilli, come il posto fisso dell’ospedale o la vigilanza della prefettura, i colleghi finiscono per essere un bersaglio della violenza, allora è il caso di prendere coscienza della difficoltà di essere costantemente in trincea, in precario equilibrio tra il dovere, la sicurezza dei cittadini, il rischio per la propria incolumità fisica e le eventuali con seguenze giuridiche. I poliziotti, è bene ricordarlo, chiamati ad essere sacerdoti e spregiudicati avventurieri, psicologi ed atleti, medici e giudici o avvocati, sono anche e soprattutto donne e uomini, mogli e mariti, madri e padri, che a fine giornata vorrebbero tornare nelle proprie case e regalare un sorriso ai propri cari”.