Pescara. In questi giorni Renato Di Nicola del Forum H2O è a New York per partecipare alla conferenza delle Nazioni Unite sul tema dell’acqua, formalmente “2023 Conference for the Midterm Comprehensive Review of Implementation of the UN Decade for Action on Water and Sanitation (2018-2028)” (“Conferenza sull’implementazione della revisione comprensiva intermedia del decennio per l’azione sull’acqua e sulla sanità (2018-2028) dell’ONU – 2023).
La conferenza, aperta il 22 marzo, concluderà oggi i lavori presso il quartiere generale delle Nazioni Unite a New York.
La conferenza vede da un lato sessioni aperte alla partecipazione dei paesi membri e dall’altro una serie di incontri per le associazioni e i movimenti che da decenni seguono la questione della gestione dell’acqua nelle varie regioni del mondo. Per questo, visto il contributo dato in questi anni dal Forum dei Movimenti per l’Acqua in Italia e in Abruzzo, in particolare per il referendum del 2011 contro la privatizzazione del bene comune per eccellenza e per le tante lotte, come quelle del Gran Sasso e di Bussi, è arrivato l’invito da parte dell’ONU.
Dichiara Renato Di Nicola “È stato emozionante entrare nella sala dell’assemblea generale per seguire i lavori e gli interventi dei vari paesi, per poi incontrare tantissimi attivisti che nel mondo condividono le nostre lotte. Purtroppo la situazione dell’acqua nel mondo e in Italia è sempre più precaria. Da un lato abbiamo ulteriori tentativi per fare profitti sulla gestione del bene, dall’altro l’inquinamento e i cambiamenti climatici stanno depauperando la qualità e la disponibilità del bene stravolgendo il ciclo idrico. In Italia e in Abruzzo dobbiamo assolutamente procedere a bonificare i siti inquinati, 900 solo nella nostra regione, approvare la Carta delle Aree di Salvaguardia delle sorgenti con i relativi vincoli di utilizzo del territorio per proteggere una risorsa fondamentale, obbligo previsto dal 2006. La regione è inadempiente nonostante uno studio del 2017 pagato oltre 400.000 euro che rimane nei cassetti. Poi portare avanti concretamente i lavori di messa in sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso e abbandonare le fossili. Infine, assicurare una gestione realmente pubblica attraverso la partecipazione costante dei cittadini nelle scelte gestionali. Purtroppo, a parte molti convegni e annunci, non vediamo segnali concreti e, anzi, si va nella direzione opposta pensando di fare nuove captazioni in montagna invece che tappare i buchi della rete oppure approvando nuovi progetti rischiosi per il potenziale inquinamento dell’acqua su terreni fondamentali per la ricarica delle falde e dando il via libera a rigassificatori, gasdotti e centrali che peggioreranno la crisi climatica”.