Teramo. Al di là di eventuali reati penali, con le indagini della magistratura che continueranno a fare il loro corso, l’inchiesta sul sistema Gran Sasso avrebbe evidenziato tutta una serie di “forti criticità di tipo strutturale che vanno necessariamente risolte attraverso complessi ed articolati lavori e con un notevole stanziamento di fondi da parte degli enti preposti, aspetti questi non di competenza della Procura”.
A distanza di poco più di una settimana dagli avvisi di garanzia e dal sequestro delle opere di captazione delle
acque situate all’interno dei laboratori, nell’ambito dell’inchiesta sul sistema Gran Sasso, questa mattina il
procuratore capo teramano Antonio Guerriero è intervenuto sulla questione per chiarire il senso della lettera
inviata dalla Procura alle varie istituzionali nazionali, regionali, provinciali e comunali competenti per segnalare la necessitò di interventi definitivi di messa in sicurezza di laboratori e gallerie.
“L’acqua non è inquinata, sia chiaro. I cittadini possono stare tranquilli. L’acqua si può bere, io la bevo tutti i giorni – ha detto il procuratore – ma ci sono delle criticità su cui bisogna intervenire. Vent’anni fa il laboratorio fu sequestrato e furono stanziati 80 milioni di euro per effettuare tutta una serie di lavori che in realtà non sono stati fatti”. Ad oggi, per Guerriero, né laboratori né gallerie autostradali sarebbero adeguatamente impermeabilizzati, con il rischio di contaminazioni in caso di incidenti.
“Sia i laboratori che la galleria sono beni di grande valore che vogliamo tutelare, ma devono poter convivere in sicurezza con quella spugna che è il Gran Sasso – ha continuato Guerriero – ad oggi i laboratori non sono adeguatamente impermeabilizzati e su 12 chilometri di galleria ne è impermeabilizzato uno solo. Non siamo intervenuti sulla loro attività, perché ci rendiamo conto della loro importanza e perché con il sequestro del rivolo che scorre sotto la galleria abbiamo eliminato il rischio maggiore”.
Sul tavolo anche la necessità di un intervento normativo da parte della Regione, in quando la
legge stabilisce che le sostanze pericolose debbano essere stoccate ad una certa distanza dai punti di captazione.
Requisito che ad oggi non sarebbe rispettato.